
La Cruz nacque come figlia illegittima di un nobile spagnolo e di una donna di origini spagnole nata nel Yecapixtla.
Suo nonno fu un grande proprietario terriero e Juana trascorse la sua infanzia, assieme a sua madre, proprio all’interno dell’azienda avita.
Grazie all’immensa biblioteca realizzata dal nonno, la piccola Juana imparò precocemente a leggere ed a scrivere, e se all’età di otto anni redasse la sua prima composizione a carattere religioso, all’età di tredici anni dimostrò già una buona padronanza di metafisica e di logica greca rivelandosi contemporaneamente anche una brava insegnante di latino al cospetto di giovani allievi.
Nel 1664 Juana si recò nel Vicereame della Nuova Spagna, con l’intento di iscriversi all’università, ma purtroppo, a causa di una serie di impedimenti, fu costretta a proseguire i suoi studi privatamente.
Fu poetessa della scuola gongoriana e concettista, ma con un suo stile personale che la sottrae a quella influenza, anche grazie alle sue venature razionaliste. Compose sonetti e romances di fattura delicata e tuttavia molto rigorosa, alcuni di originalità unica all’interno della letteratura barocca.
Si possono ricordare il poemetto El sueño, con il quale espresse, nonostante i collegamenti stilistici al gongorismo, una notevole originalità, pervasa da una grande ansia di comprensione dell’universo intero, basata sia sulla fede sia sulla fiducia della ragione umana, e la Respuesta a sor Filotea, che era in realtà indirizzata a Manuel Fernández de Santa Cruz, vescovo di Puebla, in cui si difese dall’accusa di scarsa devozione e di eccessivo attaccamento agli studi profani.
Fu dama d’onore della viceregina ed Leonor Carreto, moglie del viceré Antonio Sebasti Marquis de Mancera, che allestì un vero e proprio salotto culturale al quale parteciparono i più importanti teologi, giuristi, filosofi e poeti rintracciabili in quel contesto geografico, e queste frequentazioni aumentarono le conoscenze ed il prestigio della Cruz.
Si segnalò ancora giovane negli studi teologici e filosofici. Entrò, all’età di diciotto anni, nell’ordine di San Girolamo, e per oltre un ventennio la sua cella conventuale divenne un vero e proprio centro di vita culturale, oltre al luogo del suo ritiro spirituale.
Qui, infatti, visse tutta la vita scrivendo composizioni di ogni genere: poesie d’occasione, poemetti amorosi e classicheggianti di scuola gongorina e concettista. Ma tutta la sua opera contiene venature di razionalismo che la rende diversa.
I suoi presunti resti sono stati rinvenuti durante scavi presso la Universidad del Claustro de Sor Juana al Vicereame della Nuova Spagna nel 1978. Gli scienziati del Centro di Ricerca e Studi Avanzati (CINVESTAV) hanno tentato di estrarre il DNA dalle ossa scoperte.
Nel marzo del 2011, il Cinvestav ha prelevato campioni di DNA dai membri in vita della sua famiglia, Ramirez España e Iliana Troncoso Olaguibel, discendenti della sorella di Sor Juana, che vivono in Messico.
«La procedura di sequenziamento genetico di Sor Juana e dalla sua discendenza sarà ripetuta almeno tre volte al fine di garantire risultati corretti. Alla fine, il confronto sarà effettuato per determinare se vi è un rapporto», ha dichiarato Maria de Lourdes Muñoz, che conduce gli studi di genetica e biologia molecolare alla Cinvestav e spera che possano essere esumati e analizzati anche i resti della madre della poetessa monaca, sepolta presso l’ex Convento della Mercede.
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