In questi giorni si è consumato l’ultimo attacco frontale dell’attuale pontefice contro la Messa cosiddetta “in Rito Antico” o “in latino” per i più, e ciò in aperto contrasto con il suo immediato predecessore che pure aveva riaperto una porta a favore di tale rito e soprattutto andando contro i pontefici del passato che avevano infallibilmente dichiarato intoccabile tale rito.
Questo attacco, comunque, parte da lontano e Francesco non fa altro che proseguire l’azione di coloro che lo hanno preceduto, almeno dal Concilio Vaticano II.
Se oggi è ancora possibile assistere ad una Messa celebrata in Rito Antico lo dobbiamo unicamente a Mons. Marcel Lefebvre che in anni recenti ebbe il coraggio, quando tale attacco fu portato alla luce del sole, di far nascere una fraternità sacerdotale che mantenesse in vita ciò che la Chiesa Cattolica, fondata da Gesù Cristo e diffusa nel mondo dagli Apostoli, aveva fatto per i quasi 20 secoli precedenti.
Temo che ai molti che vivono nelle parrocchie, nati e cresciuti come me in quanto fedeli dopo il 1969 di questo scontro interessi ben poco. Sarebbe invece opportuno che si domandassero perché gli ultimi documenti prodotti da Papa Francesco affrontino proprio questo tema.
Prego affinché oggi in tanti aprano gli occhi, approfondiscano la questione e giungano alla consapevolezza che qui non è in gioco solo la forma con cui si dice la Messa, il latino e i merletti, che pure hanno la loro importanza.
Qui è in gioco molto di più: è in gioco la sostanza con cui si intende la Messa, il sacerdozio e la grazia sacramentale. È in gioco la fede che si professa, e dalla fede che si professa discende la salvezza eterna della propria anima.
S.B. via Favebook