Dopo aver distratto gli uomini con le brighe esagerate dell’avarizia e del cibo e del vestito, il mondo ha in suo potere molte armi di pervertimento: i teatri, i balli, la moda. E noi siamo fragili.
S. Gabriele dell’Addolorata, passata la prima giovinezza tra le lusinghe del mondo, si rifugiò in religione, e nei primi mesi di convento pensando al suo amico Filippo Giovannetti ch’era studente nel Liceo di Spoleto e temendo per lui che si trovava in molte tentazioni di peccato, gli scriveva così:
« Hai ragione di dire che il mondo è pieno di pericoli e d’inciampi, e che è cosa ben difficile poter salvare l’unica anima nostra: non per questo ti devi perdere di coraggio. « Ami la tua salvezza? fuggi i compagni cattivi.
Ami la tua salvezza? Fuggi i teatri: ah che purtroppo è vero, e lo so per esperienza, come sia quasi impossibile entrare in essi con la grazia di Dio ed uscirne senza averla perduta o messa in gran pericolo!
« Ami la tua salvezza? fuggi le conversazioni, poiché in tali luoghi tutto congiura contro l’anima nostra. Fuggi finalmente i libri cattivi, poiché è indicibile il male che essi possono fare nel cuore di tutti; ma specialmente nel cuore di un giovane…
« Dimmi, poteva io pigliarmi più divertimenti e più spassi di quelli che mi son preso nel secolo? E bene, che me ne resta ora? A te lo confesso: non altro che amarezza ».
(GERMANO, Vita di S. Gabriele, pag. 93).
Cristiani, non chiudete il cuor vostro alla parola d’un santo, alla parola del Vangelo: — Fuggite il mondo.
Oggi S. Gabriele scrive anche a voi giovani che rincasate a notte tarda dopo lunghe serate passate chi sa dove e chi sa come, mentre la vostra mamma non patendo prender sonno piange e prega tenendo l’orecchio se mai risuoni il vostro passo su per le scale; anche a voi giovani che non conoscete più la dolcezza delle ore passate in chiesa o all’oratorio o accanto alla vostra famiglia, ma continuamente vi stordite in giuochi, in gite, in divertimenti.
Oggi S. Gabriele scrive anche a voi fanciulle e donne che, dimenticando d’essere le mistiche lampade delle case, volete essere le stupide lucciole delle strade; e senza vergogna v’aggirate di giorno e di sera per le piazze, per le vie, senza bisogno, senza modestia; anche per voi che, malvestite e peggio accompagnate, scalate montagne ed inforcate biciclette.
Oggi S. Gabriele scrive a tutti i suoi consigli preziosi: perché quelle assidue visite rese principalmente a determinate persone, in determinate case e circostanze?
Perché sciupare tanto tempo in quei trattenimenti di piacere, in quelle conversazioni inutili in cui si ascoltano, a spese del prossimo, tutti i rumori del mondo, in cui si apprende dagli altri ciò che dovremmo ignorare, in cui gli altri apprendono da noi ciò che essi pure non dovrebbero mai sapere?
Una buona volta cessiamo d’essere schiavi del male, fuggiamo dal mondo, usciamo da questa Babilonia, terra di maledizione.
Fuggite de medio Babylonis! (Jer., LI, 6).
Credete voi che il fuoco dell’ira di Dio s’è rovesciato tutto sulle città della Pentapoli?
v’illudete forse che il braccio del nostro Signore ora sia inerme ed ognuno possa ridere della sua legge impunemente?
Ricordatevi di Loth a cui Iddio mandò gli Angeli per avvisarlo che fuggisse dalla corrotta Sodoma: egli ubbidì, si ritirò sui monti solitari; e fu salvo.
Chiunque non l’avrà imitato e, nonostante gli avvisi dei Santi e dei Sacerdoti, non amerà il ritiro nella sua casa e nella sua chiesa, io vi dico che verrà sepolto sotto una pioggia di fuoco ben più terribile di quella che travolse i Sodomiti.
Attendete, se non sarà così. Jeu, figlio di Josafat, entrava vittorioso nella città. Ora la perfida Jezabele, avendo saputo del suo arrivo e sperando di piacere a lui, si cerchiò gli occhi di nero, si adornò procacemente la testa e si pose alla finestra per sorridere a lui. Ed Jeu levando le pupille la vide.
« Chi è colei?» domandò. Ma poi si curvò all’orecchio di quattro servi e disse: « Salite e buttatela giù ». Alcuni minuti dopo fu vista Jezabele volare dalla finestra al suolo: il muro fu imbrattato di sangue e gli zoccoli del cavallo la calpestarono.
A sera quando fu mandato per seppellirla trovarono soltanto il cranio, i piedi e l’estremità: i cani l’avevano divorata (IV Re, IX, 36-37).
Jezabele è simbolo dell’anima che vuol piacere al mondo. Adora il corpo, mettiti alla finestra, sorridi ai vizi che passano in trionfo: e intanto non senti dietro a te il passo fatale della morte che viene a buttarti già nella fossa del cimitero, mentre î demoni come cani famelici già dilatano le fauci per divorarti.