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Il protestantesimo teologico

Cultura Filosofica 25 Ottobre 2022 3 min read

Il protestantesimo, come l’ortodossia, sia cattolica sia orientale, accetta le confessioni di fede della chiesa antica, la definizione di Calcedonia, il simbolo niceno-costantinopolitano e il simbolo apostolico.

Le divergenze si sviluppano sulla cristologia, circa questioni non esplicitamente trattate nelle antiche confessioni di fede, in particolare: il ruolo della grazia, la relazione che intercorre tra la fede e le opere (cioè l’azione, la vita pratica), e quella tra la Parola e il magistero della Chiesa.

Infatti, sono comuni alle varie chiese appartenenti alla famiglia protestante i princìpi qui elencati:

Solus Christus: dal momento che Dio è amore, può agire il Suo amore in totalità e libertà attraverso la grazia. L’essere di Dio che liberamente si dona è Gesù Cristo. Gesù è quindi la parola vivente di Dio che perdona i nostri peccati.

Visto dalla parte dell’uomo, Dio può essere compreso solo attraverso Cristo; nessuna promessa della salvezza può essere intesa correttamente se non in relazione alla vita, morte e resurrezione di Gesù. In questo senso, in Gesù, ed esclusivamente in Gesù, si concentra l’interesse, lo sguardo, la riflessione, la teologia del credente.

Sola Gratia: l’uomo, essendo costituzionalmente peccatore, per quanto si sforzi di operare rettamente non arriverà mai a meritare la salvezza, ma Dio la offre gratuitamente per amore.

Non esiste alcuna cooperazione da parte dell’uomo, né predisposizione, “tutto, nell’evento salvifico, è affidato all’iniziativa di Dio in Cristo soltanto.”Dio perdona l’uomo; la giustificazione uccide l’uomo vecchio e solo da questo momento nasce l’uomo nuovo, secondo quanto riportato nella lettera ai Romani 6,12-23.

Il credente è sempre peccatore e costantemente salvato di nuovo: “peccatore di fatto, ma giusto nella speranza; peccatore nella realtà, ma giusto agli occhi di Dio e in virtù della sua promessa”.

L’uomo nuovo sarà indotto a ben operare, spinto dall’amore di cui Dio lo ha ricolmato, anche se immeritatamente, ma rimarrà consapevole che non sono le sue buone opere a salvarlo, ma solo la Grazia del Signore.

Sola Fide: la fede consiste non solo nel credere nelle Scritture ma nella fiducia nel fatto che Cristo ci è stato mandato per compiere la nostra salvezza.

“La fede mette a disposizione dei credenti Cristo stesso e i suoi benefici, ossia il perdono, la giustificazione e la speranza”.

La giustificazione per fede consiste, secondo Lutero, nel fatto che Dio fornisce tutto il necessario per la salvezza e l’essere umano compie solo l’atto passivo di riceverla. Ma chi è giustificato, non per questo è immune dal peccato; si ha qui la dottrina del simul iustus et peccator: il riformatore, rifacendosi a Romani 7, 14-25, sostiene che “l’evangelo (…) mi dice che sono giusto, ma, nello stesso tempo, mi rende consapevole di essere un peccatore. (…) Il peccato esiste ed è all’opera, ma non è la forza decisiva che governa l’esistenza.”

Sola Scriptura: la Bibbia è l’unica autorità per il cristiano, in quanto viene ricevuta come se Dio parlasse in essa.

L’autorità dei papi e dei concilii è subordinata a quella della Bibbia, anzi si misura sulla base della sua fedeltà alla Scrittura. Tale principio si pone in forte contrasto con il ruolo della tradizione nella dottrina cattolica.

Il concetto di “tradizione” viene ad assumere notevole importanza nel tardo Medioevo: se nella chiesa del II secolo, in risposta a varie controversie, in particolare allo gnosticismo, si era delineata l’idea di un’interpretazione “legittima” delle Scritture, nel XIV e XV secolo la tradizione viene intesa come un’altra fonte di rivelazione, separata, che va aggiunta alla Scrittura; la dottrina, dunque, si basa su una fonte scritta (la Bibbia) ed una non scritta (la tradizione).

Solo la corrente più radicale della Riforma (anabattismo) applicò in maniera assoluta il rigetto della tradizione; la maggior parte dei riformatori, temendo l’individualismo di una lettura del tutto personale della Bibbia, accettò la tradizione patristica e si limitò a criticare gli aspetti in cui la teologia e la prassi della chiesa cattolica contraddicevano o travalicavano la Scrittura.

C’è da notare che vi sono alcune differenze tra il canone cattolico romano e quello delle bibbie protestanti: i libri deuterocanonici, compresi nella Septuaginta ma non nel canone ebraico, non fanno parte del canone delle bibbie protestanti. Non c’è quindi solo una divergenza sul valore della Scrittura ma anche su cosa sia da considerare Scrittura.

wikipedia

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Tags: Apostoli bibbia Cattolica chiesa cattolica Chiese cooperazione Costantino Costantinopoli cristo Cristologia esistenza Fede fedeltà fiducia Gesù gesù cristo libertà Magister medioevo opere orientale Relazione riflessione Simbolo niceno-costantinopolitano teologi Teologia tradizione valore vangelo

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