Il pauperismo fu un sistema di pensiero spirituale, caratteristico di alcuni esponenti degli ordini mendicanti e di altri predicatori cristiani durante il medioevo. In contrapposizione con l’opulenza delle gerarchie ecclesiastiche, i pauperisti intendevano basarsi soltanto sugli insegnamenti e sugli esempi di Gesù Cristo così come sono riportati dai Vangeli; predicavano l’altruismo e una vita modesta, e la preminenza delle ricchezze spirituali sopra quelle materiali.
« Gesù e gli apostoli non avevano mai posseduto niente » (Dolcino)
Ebbe tra i suoi difensori Valdo di Lione, Francesco d’Assisi, Dolcino da Novara, Ubertino da Casale e Arnaldo da Villanova.
Il pauperismo appartiene sicuramente alla più ampia corrente dell’ascetismo cristiano, ma se ne differenzia in alcuni aspetti.
L’ascetismo, per esempio, ha sempre posto l’accento sulla povertà individuale, del singolo cristiano (religioso o secolare che fosse), e su altre forme di penitenza e di austerità, mentre raramente poneva in discussione la possibilità che l’istituzione (il monastero, l’Ordine, la Chiesa stessa) potessero possedere ricchezze.
Il pauperismo medievale, invece, non era tanto una ricerca della povertà personale quasi fosse una forma di penitenza o una via di perfezionamento, ma spesso sceglieva di rinunciare alle ricchezze per condividere la vita degli strati più umili della società e aderire più fedelmente all’esempio di Gesù Cristo.
Inoltre a differenza dell’ascetismo il quale è una ricerca volontaria della povertà, il pauperismo ne è un’accettazione filosofica.