Piaget ed Inhelder pubblicarono nel 1971 una distinzione tra immagini riproduttive (evocanti oggetti, situazioni o eventi noti) ed immagini anticipatorie (rappresentanti oggetti costruiti solo mentalmente).
Essi affermavano che le immagini visive servivano da punto di partenza nell’attività di concretizzazione dei pensieri evocati dai simboli verbali e dai simboli matematici; questi ultimi, per la loro natura, sono astratti ma il solutore se ne fa un’immagine concreta (e questo è punto cruciale nel problem solving): proprio le immagini visive sono la chiave di volta di questa concretizzazione.
Sono stati compiuti vari studi sul passaggio dall’immagine interna alla parola e, in base a vari esperimenti, è stato mostrato che solo dopo una fase di familiarizzazione con il problema, il risolutore passa da una fase visiva (rappresentazioni interne ed esterne) ad una linguistica. Bruner, nel 1964, scrisse che “Per trarre beneficio dal contatto con eventi che ricorrono regolarmente nell’ambiente, dobbiamo rappresentarceli in qualche modo.
Liquidare questo problema come “pura memoria” equivale a falsarlo, poiché il fatto più importante nella memoria non è l’immagazzinare l’esperienza passata, ma piuttosto il recuperare ciò che interessa, in qualche forma utile. Ciò dipende da come l’esperienza passata è codificata ed elaborata, in modo che possa davvero essere rilevante e utilizzabile nel presente, quando occorre. Il prodotto finale di tale sistema di codificazione e d’elaborazione è quella che possiamo chiamare rappresentazione”.
Il concetto di rappresentazione è di importanza fondamentale perché sta ad indicare il “modello” secondo il quale il soggetto codifica la realtà o gli oggetti d’esperienza. È in sostanza, una “trascrizione del reale nei termini delle categorie e degli schemi possibili al soggetto, che attraversano un itinerario di trasformazioni successive secondo un principio che possiamo chiamare di “evolutività rappresentazionale”. Bruner distingue tre fasi di rappresentazione:
1) Esecutiva: fase in cui il mondo del bambino appare dominato dal “linguaggio” dell’azione, la realtà è assimilata dal soggetto nei termini di ciò che si fa o che si può fare.
2) Iconica: si passa dal concreto reale al mondo delle immagini mentali astratte; secondo Bruner in questa fase il bambino si immagina, si raffigura una manipolazione o un’operazione, per ricrearla quando sarà necessario (ad es. un bambino che deve ordinare oggetti in base ad una determinata proprietà, s’immagina la situazione iconicamente).
3) Simbolica: questa fase consiste nella “rappresentazione attraverso dei simboli” (ad es. il linguaggio). In un contesto matematico quando il bambino entra in contatto con simboli astratti inizia una rappresentazione simbolica.
Per Bruner, questi tre modi di rappresentazione si sviluppano in quest’ordine e ciascuno di essi è la base cognitiva per il successivo; essi sono collegati in modo evolutivo. Bruner afferma che qualunque idea, problema o conoscenza può essere presentato nei tre modi, nell’ordine detto, allo scopo soprattutto di “fondare” le immagini mentali a cui fare riferimento e porle alla base delle acquisizioni cognitive.
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