Scrive l’esorcista p. Francesco Bamonte: “Il satanista ha una irrequietezza interna che non gli dà pace. Dentro di lui aumenta sempre più il sentimento della disperazione, è spinto nelle sue azioni in misura crescente alla perversità. Talvolta si reca a ricevere i sacramenti della Chiesa cattolica indegnamente, perché in tal modo consegue il doppio risultato, di apparire buono agli occhi degli altri e di profanare ciò che è sacro al Signore.
Rafforzandosi il legame con Satana, questi finisce con il perdere quell’oscuro fascino del quale si rivestiva prima, quando cercava di lusingare la sua vittima per attrarla a sé: ora il demonio si presenta, sempre più apertamente, con le caratteristiche proprie della sua vera natura.
Per terrorizzare la sua preda assume, infatti, aspetti diversi, forme orride, anche di animali. Fino a quel momento Satana, con grande furbizia, si era lasciato utilizzare da quella persona, ma solo in attesa di diventarne il suo padrone quasi assoluto.
Si era comportato come un leone alla catena, che si finge buono per poter ghermire chi si avvicina a lui, pensando ingenuamente di poterlo accarezzare: chi invece giunge nel suo raggio d’azione, viene azzannato e sbranato (La descrizione riportata in questo pan1grafo è di un autore che ha chìesto l’anonimato).
Il satanista si scopre e si accorge di essere ben diverso da quello che era, quasi come avesse cambiato natura.
Si sente ministro e «missionario» del male e gli pare di poter trovare sollievo solo facendo del male agli altri. Satana diventa, per il satanista, qualcosa di ributtante, di disgustevole, di indescrivibile, di violento, di spaventoso, a cui non riesce però più a disobbedire.
Si sente già dannato, non perché Dio non lo perdonerebbe se tornasse indietro, ma perché lui stesso non riesce a pentirsi. Egli riesce solo ad avere il desiderio di sfuggire alle conseguenze della scelta fatta, ma il terrore di ciò che Satana potrebbe fargli, in questa vita terrena, se lo rinnegasse, è più grande del timore della perdizione eterna. Teme più Satana che Dio e obbedisce a Satana con una prontezza cieca, figlia del terrore.
Il suo scopo è unicamente quello di vivere sfrenatamente il tempo che gli rimane della sua vita terrena; a giustificazione di ciò, e per legare altri a sé, ostenta verso il prossimo sicurezza e felicità, mentre dentro di lui cresce la disperazione.
Se ha fatto uso, anche temporaneo o parziale, dei poteri di Satana e, prima ancora di arrivare al punto di non ritorno, decide di riconvertirsi a Dio, ecco che subisce la violenta reazione del demonio, che agisce come chi avanzasse dei diritti di acquisizione.
Satana sembra dirgli, infatti: «Tu mi hai cercato, mi hai voluto: quando ti ha fatto comodo ti sei servito dì me e ora vuoi andartene? Se non mi vuoi più, mi devi cacciare. Io non me ne vado!>>.
Ogni qualvolta l’ex satanista si pone in preghiera, scatena Ìa reazione rabbiosa di Satana che tenta di impedirglielo cercando di stordirgli la mente, di indebolire la volontà e di moltiplicare le ritorsioni’.
Si apre una lotta molto sofferta, nella quale, comunque, l’ex satanista, se cerca sinceramente Dio, con spirito di abnegazione e di concreta penitenza, per quanto duro possa essere il combattimento, ne uscirà vittorioso.
Sono di grande aiuto, in questa lotta, gli esorcismi della Chiesa e l’accompagnamento nella preghiera di persone pie e di grande maturità umana e spirituale. Purtroppo non tutti partono animati da una volontà decisa e irremovibile, per cui molti, all’acuirsi della battaglia, finiscono per gettare la spugna.
Le difficoltà di chi vuol venire fuori dal mondo del satanismo organizzato sono grandi, soprattutto per chi è arrivato a un certo grado di iniziazione.
Da una parte ci sono i satanisti che intendono vendicarsi, non solo e non tanto attraverso riti satanici, ma anche attraverso il ricorso ad autentici sicari, che entrano in azione quando le ripetute minacce di tornare nel gruppo non sono state ascoltate; dall’altra, spessissimo, c’è il maligno che esige la controparte e reagisce alla decisione di venir meno al patto precedentemente stipulato, sia maltrattando la persona con forti vessazioni fisiche, sia provocando tutta una serie a catena di avversità.
Racconta un giovane di 20 anni, il quale, uscito da una setta satanica denominata « Il serpente nero», ha dovuto far ricorso agli esorcismi a causa dei fenomeni preternaturali che gli accadevano:
« Quando uscii da quella setta temevo molto per la mia vita perché altri due giovani usciti prima di me, poco tempo dopo, morirono in un incidente d’auto. Eravamo tredici membri e adoravamo, come fosse dio, uno spirito che si faceva chiamare Abu-Katabu al quale sacrificavamo un gatto, un uccello e un serpente e il sangue estratto da essi lo mescolavamo con ossa di morti.
Stupravamo ogni volta una ragazza vergine procurataci da una zingara per denaro. Ci servivamo anche di ostie consacrate che in un primo tempo ci procuravamo tramite un chierichetto che le rubava dal tabernacolo di una chiesa di frati cappuccini, sino a quando il chierichetto non trovò più la chiave dd tabernacolo, perché i frati erano stati avvertiti, cominciammo ad andare a Messa, nascondendo abilmente l’eucaristia al momento in cui veniva distribuita per poi portarla via.
Il momento più terribile della mia esperienza in quella setta fu quando, durante un rito, una ragazza che era stata posta in una bara per un rito, morì.
L’anziano esorcista siciliano, che ha seguito il giovane, ha cosl affermato:
«È molto difficoltoso per noi liberare chi si è precedentemente offerto al demonio, perché in essi più che una possessione c’è un soggezione diabolica, a causa del patto di sangue e il demonio non vuol lasciare chi gli aveva giurato eterna sottomissione, tuttavia non dobbiamo mai disperare: con la preghiera, con il digiuno, con la grazia e lavorando sodo, si può giungere alla liberazione».
Estratti dal libro: “Possessioni diaboliche ed esorcismo.
Come riconoscere l’astuto ingannatore”, dell’esorcista padre Francesco Bamonte.