
La settimana ebraica è incentrata sul sabato, mentre gli altri giorni non hanno una loro identità indipendente, ma sono il primo, il secondo…il quinto giorno dopo il sabato, eccezion fatta per il venerdì, detto parasceve o avansabato (προσαββάτον), a ricalcare ancora maggiormente il valore del sabato, perché il giorno che lo precedeva serviva a preparare tutto ciò che occorreva per non infrangere il divieto sabbatico.
I cristiani mantennero tale nomenclatura: la domenica era “il primo giorno della settimana” (ἡ μιὰ τῶν σαββάτων), nonostante questo fosse il giorno più importante della settimana. Così è indicata in tutto il Nuovo Testamento, eccetto nell’Apocalisse di Giovanni, dove è chiamata “κυριακὴ ἡμέρα”, giorno del Signore.
Che cosa significa? Visto il contesto abbiamo due possibilità: Pasqua annuale e dies dominica. Si può escludere facilmente la prima ipotesi, perché la Pasqua è sempre indicata con altri nomi e, visto che ricopre già un ruolo di grande importanza, i cristiani non avrebbero avuto alcuna ragione di cambiarne il nome.
Appare quindi più che probabile che in questo caso ci si riferisca alla domenica, e che dunque questo testo, redatto intorno alla fine del I secolo, sia la prima testimonianza in cui la domenica è indicata con un nome simile a quello odierno.
Nei testi non testamentari, quasi mai è indicata come “primo giorno della settimana”, ma generalmente con dies dominica, o il suo corrispondente greco κυριακὴ ἡμέρα. Anche nella Didaché, collocabile, come abbiamo visto, nell’ultimo decennio del I secolo, è chiamata allo stesso modo, insieme ad altri testi coevi o di poco posteriori e quindi databili nel II secolo.
Un altro modo di chiamare la domenica è “l’ottavo giorno”, continuando la numerazione della settimana prima. Tale maniera di indicare il giorno di culto cristiano deriva da una concezione spirituale della domenica e della circoncisione. Come ci dice Giustino, la circoncisione viene effettuata nell’ottavo giorno in previsione della vera circoncisione ad opera della Resurrezione, avvenuta appunto nell’ottavo giorno.
Sempre nel II secolo, e precisamente tra il 150 ed il 155, abbiamo la testimonianza di un cristiano che chiama la domenica con il nome pagano: è sempre Giustino che, nella sua Prima Apologia, parla di “giorno del sole” (τῇ τοῦ ἥλιου ἡμέρα).
Ma se è raro che i cristiani utilizzino tale terminologia, con essa è indicata in tutta la legislatura imperiale del IV secolo. È così nella prima legge costantiniana del 321, e sarà così fino al 399, anno in cui è datata la prima legge in cui ci si riferisce alla domenica esclusivamente con il nome cristiano, anche se tale nomenclatura era comparsa prima, affiancando quella classica, scoprendo in ogni caso una mano cristiana.
Ci furono più difficoltà per indicare gli altri giorni della settimana. Almeno inizialmente, i cristiani non ebbero alcun problema a chiamare i giorni della settimana con i nomi dei pianeti, come ben dimostra Giustino.
Inoltre i cristiani, evitando l’isolazionismo di tipo giudaico, vivevano come normali cittadini, avendo quindi numerosi rapporti con i pagani, per cui deve essere stato più facile utilizzare i nomi pagani dei giorni.
Per i Romani ogni giorno era presieduto da una divinità, che ne influenzava la qualitas. Secondo i principi dell’armonia e della protezione di dette divinità, si decise, in tempi remoti, di seguire questo ordine: Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere.
I cristiani utilizzarono questa nomenclatura finché la Chiesa, temendo influssi paganeggianti o superstiziosi, decise di proibire tale usanza ed indicare tutti i nomi secondo l’uso ebraico.
I giorni dal lunedì al giovedì divennero feria secunda, feria tertia, feria quarta e feria quinta, creando così un paradosso che dura ancora oggi, dove i giorni lavorativi sono quelli feriali, mentre le feriae erano, per i romani, i giorni festivi. Il venerdì continuò ad essere chiamato parasceve, come in greco. wikieodia