
Una leggenda, intorno al 1200 d. C., alle pendici del monte Wudang viveva un monaco taoista di nome Zhang San Feng.
Un giorno il monaco vide il combattimento tra un uccello rapace e un serpente e rimase profondamente colpito dalla capacità del serpente di vincere il duello non opponendo forza contro forza, bensì facendo della morbidezza del suo corpo e dei suoi movimenti l’arma per sconfiggere l’avversario.
Zhang San Feng studiò dunque il modo in cui il serpente era riuscito a vincere il duello: flessibilità contro durezza, movimenti circolari contro movimenti diretti, raccoglimento prima di scagliare attacchi veloci, apparente debolezza contro il battito fragoroso delle ali dell’avversario.
Sulla base di questi principi, costruì una sequenza di movimenti che ancora oggi, con le opportune differenze tra le varie scuole, formano la base delle varie pratiche di Taijiquan.
Il nome di questo stile (太极拳) contiene già importanti elementi teorici che sono alla base di esso.
Il termine Taiji (太极) fa la sua comparsa per la prima volta nell’Yijing, nel capitolo intitolato Xici (系辞). Vi si può leggere: Nei cambiamenti, c’è il Taiji che genera i Due Principi (Liangyi);
i Due Principi generano le Quattro Immagini (Sixiang);
le Quattro Immagini generano gli Otto Trigrammi (Bagua). Importante è il collegamento con il Diagramma del Sommo Polo (Taijitu), creato dal Neo-Confuciano Zhou Dunyi (周敦颐, 1017–1073), che è anche il simbolo dello stile universalmente riconosciuto.
Zhou Dunyi scrive:
Wuji e poi il Taiji. Nel movimento il Taiji crea lo Yang. Quando il movimento ha raggiunto il suo limite, c’è la immobilità. Quando immobile, il Taiji crea la Yin.
Quando l’immobilità ha raggiunto il suo limite, c’è il ritorno al movimento.
Movimento e Immobilità si alternano.
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