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Un amore perfetto

Redazione Cultura Filosofica 4 Maggio 2021 3 min read

Amare non è possedere ma prendersi cura. Bisogna sapere entrare in punta di piedi nella vita di una persona e saperci restare, con il dovuto rispetto. Bisogna avere la capacità di starle accanto senza la necessità di controllare le sue decisioni.

Per amare ci vuole coraggio e sapersi sostenere a vicenda. Bisognerebbe “imparare” ad amare chi ci ama perché “innamorarsi” significa anche “dedicare il tempo a chi ti fa star bene”, è un modo per avere rispetto di se stessi, un momento di crescita.

Amare una persona non significa educarla, ma sostenerla sinceramente, anche se abbiamo idee migliori o concetti, perché nel momento che noi cerchiamo di prendere le redini di un rapporto e di una relazione per pilotarla, allora non stiamo più amando la persona per quello che è, ma per quello che vogliamo, e questo amore non è un amore autentico, ma un amore idealizzato.

Quindi se noi amiamo incondizionatamente, senza pretesa, questo non significa che non porta sofferenze, ma bisogna imparare ad amare, imparare a ricordarci che vivere significa soffrire, che amare significa dare un senso alle nostre sofferenze, e che dopotutto è bene essere ricambiati.

Altrimenti non è amore, ma è come guidare in mezzo all’odio, così come l’oscurità non può guidare l’oscurità e ha bisogno della luce.

La vita non è fatta di idee, quello che importa viene prima delle idee, prima delle chiacchiere, prima che qualcuno abbia detto qualcosa. E dopo… Non è come seguire un copione, altrimenti sembra come recitare in un film, uno dice quello che deve dire, fa quello che deve fare, come avesse registrato il modo di comportarsi.

L’amore incondizionato è l’amore che diamo senza mettere nessun “se” davanti ai nostri gesti. Nessuna condizione. Infatti cosa succede se questi “se” non vengono esauditi? Smetti di amare. Se mi ascolti solo a patto che io sia gentile con te, nel momento in cui a te non piace come mi comporto, smetti di ascoltarmi. La paura è alla base di ogni emozione negativa, ed è quella che proviamo più spesso, senza magari riconoscerla.

I “se” e i “ma” sono vincoli, catene che usiamo per controllare gli altri a ottenere quello che vogliamo. Si chiamano pretese: lo faccio solo se. Riportiamo le parole che usa Leo Buscaglia nel suo libro Amore: “[…]Attenderci qualcosa da un altro perché è nei nostri diritti significa candidarsi all’infelicità. Gli altri possono e vogliono darci solo quello che sono in grado di accordare, non ciò che noi vorremmo vederci concedere. Solo quando cessiamo di porre condizioni al nostro amore, cominciamo davvero a comprendere cosa significhi amare”.

Possiamo dare acqua a chi ha sete se ne abbiamo, così come possiamo dare amore a chi ci sta vicino, solo se amiamo. Possiamo dire che esistono tre livelli d’amore.

“Ti amo se” – Ma potremmo anche dire ti rispetto se mi rispetti, sono gentile se sei gentile. A questo livello, che io non chiamerei nemmeno amore, diamo solo se gli altri danno a noi, prima o dopo. È un livello di scambio e la nostra vita dipende da quel che fanno gli altri, totalmente. Diamo amore se riceviamo qualcosa in cambio, abbiamo rispetto se gli altri ci trattano bene. In poche parole le tue scelte, le tue decisioni dipendono da cosa faranno gli altri. La tua felicità è una puntata su un numero fisso: hai tante possibilità di perdere tutto, pochissime di vincere.

“Ti amo senza se” – A questo livello amiamo senza aspettarci in cambio niente, neppure di essere ricambiati. Diamo rispetto e amore anche se gli altri non fanno altrettanto e non poniamo condizioni alle nostre scelte. Ovviamente questo significa essere padroni della nostra vita, molto più liberi del livello precedente. La nostra felicità è quasi totalmente in mano nostra, poiché amiamo senza pretese o condizioni. Dico quasi perché c’è un livello superiore, in cui l’amore incondizionato è al suo massimo splendore.

“Ti amo anche se mi odi” – Amiamo tutti, senza chiedere niente e amiamo anche coloro che, al contrario, ci odiano e sarebbero pronti a farci del male. Questo non significa che subiamo le loro azioni: evitiamo la loro cattiveria ma continuiamo a provare amore per loro e vogliamo che siano felici. Neanche il male degli altri ha più il potere di ferirci, siamo completamente liberi, senza eccezioni, e a questo livello proviamo la felicità più grande possibile.

Ovviamente il terzo livello è l’obiettivo cui aspirare. Per quale motivo? Semplice, perché più siamo liberi di dare amore, più siamo felici.

Luca Basso
Giacomo Papasidero

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Tags: ama il prossimo come te stesso amare amore Azione capacità imparare obiettivo rapporto Relazione rispetto

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