Osservando il comportamento di alcuni farisei viene da riflettere su ciò che disse Gesù sul monte il quale non invitò al relativismo del “non giudicare”, ma a evitare di essere ipocriti con il prossimo.
«Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Cioè, prima assicurati di non commettere lo stesso errore che stai sottolineando al tuo fratello uomo.
Lui stesso, infatti, durante la sua vita pubblica, non ha perso occasione per giudicare in male il comportamento dei farisei, dei cambiavalute del Tempio (addirittura rovesciando i tavoli), del Sinedrio e, spesso, degli stessi apostoli.
Ha giudicato in bene, invece, il centurione, il ladrone crocifisso con lui ecc.
Gesù stesso ha infatti spiegato ancora: «Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio» (Gv 7,24).
E ancora: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15).
Anche San Paolo lo ha detto a sue parole: «Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?» (Rm 2,3).
Don Francesco Carensi, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, ha detto che il Vangelo insegna la «correzione fraterna, che è al cuore della vita ecclesiale», assieme all’”ammonire i peccatori”, come ha affermato Papa Francesco.
San Paolo, infatti, invita a «correggervi l’un l’altro» (Rm 15,14) perché, ha concluso don Carensi, «la correzione fraterna è una declinazione della misericordia».
La correzione fraterna invece è superamento dell’indifferenza, ed è uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza del singolo e per la stessa comunità cristiana, la Chiesa.
Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, dell’altro, (Gen.4,9), «sono forse io custode di mio fratello» allora si vive per se stessi, senza guardare agli altri, e di fatto si incoraggia la crescita del male, che sarà sempre più dilagante, in quanto non viene mai giudicato così.