
Papa Francesco, davanti ad una platea di molti fedeli presenti alla recita della preghiera dell’Angelus, in Piazza San Pietro il 23 ottobre 2022, ha detto: “pensare di essere più santi o migliori degli altri – è una tentazione che tutti affrontano ed è una forma di adorazione di sé” .
La parabola di Gesù si sofferma ancora una volta sull’abuso dei termini di Fariseo e Pubblicano, quasi sempre utilizzati a sproposito da alcuni cattolici. Essi infatti non guardano dentro di sè, ma cercano una giustificazione mediante il Pubblicano evitando nel essere responsabili delle loro azioni, ma sono farisei sino al midollo.
La lezione che Gesù stava cercando di insegnare al tempo della parabola del Fariseo e del Pubblicano era ben precisa e non deve essere distorta né usata a sproposito da taluni presbiteri e prelati, per redarguire o far notare ai propri fedeli che il Pubblicano è meglio del Fariseo, poiché per avvicinarsi a Dio le persone devono guardare dentro di sé ed essere consapevoli dei propri bisogni e delle proprie mancanze.
Il fariseo è simile al Pubblicano, e viceversa, entrambi sono ipocriti peccatori, perché l’umiltà è tutt’altro argomento.
La gran parte dei cattolici non è capace di portare a Dio ciò che sono veramente, senza pretese: le ferite, i peccati e le miserie che gravano sul cuore, e di invocare la sua misericordia perché Egli guarisca, risana.
Questo è ciò che fa l’arroganza spirituale sino a quando Fariseo e Pubblicano, entrambi, in un modo o nell’altro, riconoscono che far finta di essere umili è la medesima di essere egoisticamente e opportunisticamente l’uno abbinato alla faccia del deretano dell’altro.