
L’uomo è diviso tra il desiderio di “ulteriorità” che sente nel suo intimo (“non può finire tutto qui”) e l’impossibilità scientifica della resurrezione. Per questo si rifugia in credenze di matrice orientali che, però, gli fanno perdere il senso della sua individualità; o vive ancorato a questo mondo tutto in tensione, verso una sorta di “vita futura” nella memoria dei suoi discendenti a cui lasciare le proprietà accumulate.
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