Il mi’ babbo era religioso, tutte le domeniche andava in chiesa, tutte le domeniche… ci portava anche noi, con la mi’ mamma… […] poi venne la decisione di mandarci in collegio, perché un ci avevan da mangiare, ci mandarono a Prato, dai Celestini, che fu chiuso perché i bambini li picchiavano, un casino, botte a tutto spiano… io ero dai Celestini, e un ci davano da mangiare… e botte a tutto spiano.
Legavano i bambini all’albero, tutti nudi… certi lavori, poi un ragazzo fece la spia ai carabinieri e li becconno tutti. Poi di lì ci presero e ci portonno a Fucecchio, a un altro collegio… e poi dai Facibeni, a Firenze, io stetti un mese, poi un stavo a far nulla, io presi e venni via… così chiamarono la mi mamma, “un si impara nulla!! Che sto a fare io qui?” […]
Al mi’ fratello, ruzzolò le scale lo ingessarono tutto, io… mi davano le botte in testa con la granata di legno e mi svenivo… I genitori venivano ogni tanto… Poi il mi babbo disse, “No no, li porto via se no mi muoiano!”. E ci portò via, ci portò via, … a casa, se no si moria lì, botte, botte, senza mangiare, senza nulla… la mi mamma portava da mangiare, i biscotti, e le mangiavan loro e noi un ci davano nulla… ora l’hanno chiuso.
C’erano monache e signorine. Il frate era un falsario, si faceva vedere solo per le feste, Natale, Pasqua, se veniva lui si mangiava, quando andava via lui un si mangiava più…
Paolo Tellini