Il Primo concilio di Nicea è stato il primo concilio ecumenico[1] del mondo cristiano, secondo la prassi del Concilio di Gerusalemme di età apostolica.
Convocato (e presieduto) dall’imperatore Costantino I, preoccupato dalle dispute tra cristiani che si facevano sempre più aspre. Se prima tali dispute erano tenute all’interno di luoghi di culto quasi in sordina o confinate nelle sedi ecclesiastiche, ora che Costantino aveva dato al Cristianesimo un’autorità all’interno dello stato, queste dispute erano diventate anche una questione di stato e come tali andavano trattate: infatti, se queste non fossero state risolte avrebbero dato un ulteriore impulso centrifugo all’impero in una fase in cui esso si trovava sulla via della disgregazione. Con queste premesse, in un clima di grande tensione, il concilio ebbe inizio il 20 maggio del 325; i partecipanti provenivano in maggioranza dalla parte orientale dell’Impero.
Alcuni elementi distintivi del credo niceno furono probabilmente aggiunti da Osio di Cordova, e cioè:
Dio è uno solo: è il primo articolo del credo niceno: “Credo in unum Deum” (Credo in un solo Dio).
Cristo è descritto come Deum de Deo, lumen de lumine (Dio da Dio, luce da luce), confermando la sua divinità. In un’epoca in cui tutte le sorgenti di luce erano naturali, l’essenza della luce era da considerarsi identica, indipendente dalla sua forma estrinseca. È singolare che un ragionamento del genere fosse usato dagli eretici modalisti, che erano stati condannati dal Sinodo di Antiochia nel 264-268.
Gesù Cristo è affermato essere genitum, non factum (generato, non creato), in opposizione diretta con l’arianesimo.
La dottrina dell’homooùsion (vedi più sotto) viene sancita esplicitamente (in latino, consustantialem Patri). Alcuni ascrivono questo termine a Costantino stesso, il quale, su questo punto in particolare, potrebbe avere scelto di manifestare chiaramente la sua volontà.
Del terzo articolo di fede, solo le parole et in Spiritum Sanctum ([Credo] nello Spirito Santo) erano presenti: il credo niceno finiva con queste parole, ed era immediatamente seguito dai 20 canoni del concilio. Quindi, invece di un credo battesimale che poteva essere accettato sia dagli ortodossi, sia dagli Ariani (come proposto da Eusebio), il concilio ne promulgò uno che era chiarissimo nei termini di contesa fra le due parti, e quindi era totalmente incompatibile con la posizione degli Ariani.