L’italiano, con le sue radici nel dialetto toscano, è stato a lungo usato da un’élite colta. Divenne lingua nazionale solo nel 1861, quando l’Italia si unì in una nazione. Le persone nella penisola italiana parlavano dialetti regionali, molti dei quali sono persino considerati lingue separate a sé stanti, come siciliano, napoletano, veneziano, piemontese, ecc.
L’italiano si diffuse lentamente attraverso il sistema scolastico, il servizio militare, la migrazione interna e, molto più tardi, attraverso la televisione.
Il linguaggio burocratico era una caratteristica del nuovo stato che imponeva le sue leggi e l’eredità di questo approccio ed è, purtroppo, ancora visibile oggi. Puoi individuarlo nei cartelli “vietato fumare” nei ristoranti che includono 109 parole e, da recente, per l’emergenza pandemica del covid-19.
Durante la pandemia, il governo ha parlato spesso in burocratese. Annunciando nuove restrizioni al coronavirus, il premier Giuseppe Conte ha più volte presentato un “DPCM”, abbreviazione ripetuta nelle cronache e alla fine da cittadini e aziende.
Il premier ha annunciato che gli italiani potrebbero incontrare un “congiunto”, un termine arcaico per “parente”.
Questa forma burocratica di comunicazione è stata addirittura definita “ anti-lingua” dallo scrittore Italo Calvino .
L’antilingua descritta da Calvino è satura di formule burocratiche, nemica della chiarezza e della concretezza.
La lingua che preferisce il verbo recarsi al verbo andare, la perifrasi prodotti vinicoli al sostantivo fiaschi, perché banali, semplicistici, quindi mancanza di eleganza…mha…
Eppure una scrittura semplice è sempre raccomandabile, soprattutto quando si compilano atti ufficiali come una denuncia, o quando si scrive una legge.
Il problema non è solo linguistico ma etico e civile!!!
Il linguaggio serve, come dovrebbe, a comunicare, a farsi capire, ma non a tenere distanti il popolo e mettere una barriera tra sé e gli altri anche là dove, come nel rapporto tra l’autorità e i cittadini, ogni barriera non dovrebbe esserci.
Prendiamo un esempio pratico? Nelle istruzioni sull’uso delle maschere per il viso?
Dunque all’aeroporto di Heathrow di Londra il cartello dice: “Devi indossare una copertura per il viso nel terminal”.
I cartelli all’aeroporto di Copenaghen consigliavano: “Ricordati di indossare una mascherina medica”,
All’aeroporto di Stoccolma diceva: “Usa una maschera facciale nel terminal.
All’aeroporto di Fiumicino di Roma ?
Non fatevi rizzare i capelli…e tenetevi alla poltrona/sedia…ovunque…perché rimarrete esterrefatti:
“Secondo le misure di contenimento del Covid-19 previste dal decreto presidenziale del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, nei luoghi pubblici interni è obbligatorio l’uso di protezioni respiratorie. Pertanto, l’uso delle maschere è obbligatorio anche all’interno dell’aeroporto.”
Una notizia del tutto normale potrebbe essere: “Il rebus di palazzo Farnesina è risolto, dopo il fumo bianco di palazzo Chigi”…Alias ? La comunicazione pattumiera al tempo del marketing socio-culturale digitale…eh??? Niente di nuovo…buro-crati-chese…
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