Gesù era detto il “Nazareno” perché originario di Nazareth. Eppure Gesù nacque a Betlemme (Luca 2.6) ma mai una volta è definito betlemita. E’ scritto sempre che fosse originario di Nazareth in Galilea, il che lascia pensare che con questo termine si volesse alludere a qualcosa di diverso da una città, tanto più che secondo i documenti storici, tale località, all’epoca di Gesù, doveva ancora sorgere.
Il testo greco di Matteo 4.13 riporta “Nazara” anzichè Nazareth. E’ fin troppo sospetta, quindi, la similitudine tra Nazareth e il Nazireato. In realtà, i compilatori del testo evangelico velarono l’appartenenza di Gesù il lungochiomato ai misteriosi Nazirei lungochiomati, e di qui agli Esseni, dei cui quadri iniziatici i Nazirei erano solo apprendisti. Al riguardo Helena Blawatski scrisse: “Galileo è quasi sinonimo di Nazareno. A Nazara gli antichi Nazoraios tenevano i loro ‘Misteri della Vita’ o ‘assemblee’ come viene tradotto il termine (Codex Nazareus II.305), i quali non erano altro che i misteri segreti dell’iniziazione. Essi erano iniziati caldei (Iside Svelata II.128)”.
Ciò è confermato dal senso segreto di Luca 2.51: “Gesù partì con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso (a chi? N.d.R.)…E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (di Dio N.d.R.)”.
Ciò che qui si vuol dire è che Gesù tornò fra gli esseni, a loro sottomesso, poiché il suo grado iniziatico in quel periodo giovanile richiedeva sottomissione gerarchica ai maestri esseni: i segreti Cedri del Libano, i Molti (rabbin) della Fratellanza del Melkitzedeq. Sotto l’alto insegnamento dei Maestri e soprattutto del M-Baqqer (Grande Ispettore), inevitabilmente cresceva in sapienza iniziatica, avanzava di grado (età iniziatica), ed era sempre più amato da Dio e dagli uomini di Dio (la Fratellanza Bianca essena). Ciò suggerisce che la futura città di Nazareth mutuasse tale nome da un probabile nucleo Nazireo presente nella zona.
Matteo 2.23 scrive: “Giuseppe andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, acciocché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “sarà chiamato Nazoraios”. Contrariamente a quanto scrive Matteo però non esiste alcuna profezia di tale tenore nel testo biblico. La verità è che l’Ordine dei Nazirei era stato istituito da Mosè, non solo per custodire la Tradizione e per iniziare volontari, ma anche per allevare i rampolli di sangue reale e prepararli al doppio ruolo di Re-Sacerdoti.
Tutti i figli di sangue regale dovevano divenire apprendisti Nazirei, il che implicava l’ingresso tra i Figli di Sadoq (esseni, i Sacerdoti di Qumran) che amministravano il sacerdozio regale supremo al modo di Melkitzedeq. Era una tradizione antichissima, onorata perfino in epoca pre-diluviana. Forse l’archetipo del Nazireo è Enoch, nome che in ebraico significa proprio “consacrato, iniziato”. E’ noto quale fosse la devozione degli esseni per questo patriarca che realizzò la statura del Metatron, divenendo sacerdote eterno: esempio istruttivo per tutte le generazioni di iniziati (Siracide 44.16).
Giuseppe, figlio di Giacobbe, è chiamato Consacrato o Principe (Nazir in ebraico) in Genesi 49.26, ed è detto che le benedizioni di suo padre vengano sul suo capo (un riferimento all’olio dell’unzione). Anche David dovette fare voto di nazireato, tanto che in alcuni passi dei Salmi si definisce “consacrato”. Isaia stesso era un Nazireo: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha ‘consacrato con l’unzione’ (Isaia 61.1)…Mi ha dato una lingua da iniziati (Isaia 50.4)”.
Il Nazireo era un “consacrato”, un “unto del Signore”, avendo deciso di dedicare la propria vita all’Altissimo e di custodire la sacra Tradizione. Egli era predestinato dall’Altissimo a divenire un Nazireo, come è scritto in Giudici 13.5 di Sansone che nasce da donna sterile: “Poiché tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un Nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno”.
mike plato
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