
L’industria del lusso non è in ripresa come avevano previsto nei mesi scorsi illustri studiosi, almeno per quanto inerente alcuni settori come innovazione tecnologica, investimenti pubblicitari su media web, ed altro.
Il fattore di crescita stimato, quindi non certo, è del 6% tra il 2022 e il 2026, almeno da quanto emrge da un’analisi effettuata su circa 100 leader del lusso e interviste svolte su 200mila utenti (clienti del lusso e non) in Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Spagna, Svizzera, Stati Uniti, India, Cina, Arabia Saudita, Altri paesi.
Il risultato recuperato fornisce una chiave di lettura molto deludente sull’industria del lusso, la quale è soltanto riconosciuta nei mercati già consolidati, mentre in quelli emergenti viene quasi snobbata perché simbolo di arroganza e tracotanza, in particolare per la generazione Z e coloro acquistavano prodotti di marca scoprendo poi essere aziende sfruttatrici di lavoratori ed evasori di tasse.
La qualità è, nel contempo, scesa secondo il 64% dei clienti del lusso e il 56% dei non-clienti, l’artigianato è discreto, ma talvolta mediocre, secondo il 42% dei clienti di lusso e il 41% dei non clienti. La creatività è definita straordinaria, ma anche assurda e aberrante per il 38% dei clienti di lusso e il 30% dei non clienti.
Il lusso si trova ad affrontare una clientela molto più esigente e variegata del passato ove la borsa o le scarpe di marca erano ricercate, ma oggi il consumatore del lusso spende valutando vari fattori, quindi la maggior parte è consapevole che i suoi soldi devono andare a chi merita e non soltanto consigliati di sostenere nelle borse e mercati del mondo.
Gli obiettivi di coloro riflettono se comprare prodotti e servizi di lusso deve avere: produzione e gestione delle risorse, ciclo di vita del prodotto, relazioni con il cliente, corporate responsibility, globalizzazione ed altro ancora.
L’industria sta cercando di adattarsi alle esigenze di questi clienti nuovi, ma anche old, partendo dalla sostenibilità che è ovviamente una strada irta e piena di ostacoli, poiché non si può raccontare balle quindi bisogna saper gestire il ciclo di vita dei prodotti. Ovviamente non è così semplice come viene osannato dai soliti noti del settore e dai media mainstream di proprietà o giullari e menestrelli.
La stima dei prodotti di marca lusso della seconda mano registra una discreta crescita ed ha un valore stimato di 30 miliardi di dollari, entro il 2025. Questo però non fa osannare talune aziende abituate a creare e produrre, mentre altre dovranno o si stanno abituando al reciclo perché altrimenti nei mercati emergenti il lusso verrà scartato a fronte di prodotti nei mercatini rionali in quanto ci sono settori in cui il superfluo non è più un must del ricco possidente che predilige l’ecocompatibilità ambientale ed è vegano.