Le prove calligrafiche, estremamente tecniche, sono di per sé sufficienti. Ma – come molti falsari – Smith non ha resistito alla tentazione di lasciare una firma e ha inserito un’allusione a un metodo di produzione del sale assolutamente ignoto nel XVIII secolo – per non parlare dell’epoca di san Clemente – noto come “metodo Morton”, e altri riferimenti alla parola “Smith”.
Inoltre la famosa prova costituita dall’“inconfondibile” stile di Clemente tradisce ancora il falsario, perché esagera.
Ci sono stilemi e modi di esprimersi unici utilizzati da Clemente, ma nelle sue opere ricorrono una volta ogni due o tre frasi. Qui in un solo breve testo ce ne sono decine.
Esempio di una falsità molto recente, nella storia molte corrente hanno cercato di portare Gesù dove loro volevano, di trascinarlo alle proprie idee, di vederlo come nelle proprie fantasie.
Penso, se c’è una corrente che invece merita tutta la nostra attenzione è quella delle prime comunità cristiane; quella degli apostoli e dei loro successori, della Chiesa che ha accettato questi quattro vangeli come canonici, e ricordiamolo sono e rimangono per ora i più antichi di cui disponiamo, quindi i più vicini al Gesù terreno.
Fatti a pochi anni dalla morte di Gesù, ricordiamo come prima dei vangeli cronologicamente vengono gli scritti di Paolo, il primo scritto di Paolo è del 49-50 la Lettera ai Tessalonicesi, la 1 Cor è del 55 d.C. Paolo nelle sue lettere riporta professioni di fede che dice di aver appreso dalle comunità cristiane.
I tempi si stringono ancora di più e c’è veramente poco tempo per aver creato e inventato cose così grandi, dottrine così elaborate.
Tutto quindi porta a fidarci di quelle opere che la Chiesa ci ha trasmesso come canonici, primi documenti di testimonianza su Gesù.
Cav Domenico Errante