Prima abbiamo detto che alcuni di questi vangeli sono falsi storici, la prova più netta e recente è quella del vangelo segreto di Marco.
Il vangelo segreto di Marco nel 1958 fu scoperto da Smith presso il monastero di Saba presso Gerusalemme, in una lettera inviata da Clemente Alessandrino.
Racconta il rapporto tra Gesù e Lazzaro, resuscitato chiede di stare con lui e lo rimanda a casa, “Il giovane che Gesù amava”, un personaggio che assomiglia a Lazzaro, in questo Vangelo Segreto di Marco non è morto (tanto che “un grande grido si ode dalla sua tomba”) ma solo malato.
Gesù lo riaccompagna a casa, e “dopo sei giorni”, come il Maestro gli aveva chiesto, Lazzaro gli si presenta “con un panno di lino sul corpo nudo”.
Gesù “rimase con lui quella notte” e “gli insegnò i misteri del Regno di Dio” secondo Smith qui si ha qui la prova di cerimonie iniziatiche in cui i discepoli sperimentano una “esperienza allucinatoria” e ottengono una “libertà dalla Legge (ebraica)” che li porta a una strettissima unione spirituale con Gesù, “completata da un’unione fisica”.
Detto in termini meno accademici, Gesù è il capo di una setta esoterica come tante apparse in seguito nella storia e che esistono ancora oggi, che pratica rituali di magia sessuale, nella specie omosessuali.
Nel 2006 si scopre che è una truffa di Smith, che inserì una glossa, un frammento sulla lettera di Clemente.
Il vangelo segreto di Marco non ha niente a che fare con il linguaggio del greco di Clemente Alessandrino.
Il vangelo segreto di Marco non esiste. C’era chi sosteneva che la lettera di Clemente era falsa e che il fatto che il manoscritto fotografato da Morton Smith fosse andato perduto nel monastero di Mar Saba e non si trovasse più per sottoporlo a ulteriori esami era un po’ troppo comodo.
Ma queste voci erano messe a tacere: si rischiava di passare da bigotti, che volevano soffocare la voce scomoda di un professore progressista gettando dubbi indegni sulla integrità di un illustre docente.
Il libro di Carlson presenta ora il caso sotto una luce completamente diversa. Afferma che le fotografie sono più che sufficienti.
Applicando tecniche di investigazione forense non note negli anni 1950 Carlson dimostra persuasivamente – tanto da avere convinto tutti i recensori specializzati in criminologia – che è possibile provare non solo che il testo è stato prodotto nel XX secolo, non nel XVIII, ma anche che l’autore dello scritto è lo stesso Morton Smith.
FINE QUARTA PARTE
Cav. Domenico Errante