
L’origine del canto era tradizionalmente attribuita a san Cipriano di Cartagine oppure, secondo una leggenda dell’VIII secolo, si è sostenuto che fosse stato composto a due mani da sant’Ambrogio e da sant’Agostino il giorno di battesimo di quest’ultimo, avvenuto a Milano nel 386, per questo è stato chiamato anche “inno ambrosiano”.
Oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka) alla fine del IV secolo.
LatinoTe Deum laudamus: te Dominum confitemur. Te aeternum patrem, omnis terra veneratur. Tibi omnes angeli, tibi caeli et universae potestates: tibi cherubim et seraphim, incessabili voce proclamant:”Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth. Pleni sunt caeli et terramajestatis gloriae tuae.” Te gloriosus Apostolorum chorus, te prophetarum laudabilis numerus, te martyrum candidatus laudat exercitus. Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia, Patrem immensae maiestatis; venerandum tuum verum et unicum Filium; Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Salvum fac populum tuum, Domine, |
(Traduzione letterale)
Noi ti lodiamo, Dio, affermiamo [che sei] Tu il Signore
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Italiano
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Si aggiunge una traduzione in forma semi-poetica, rimata:
Italiano (trad. semipoetica)
Te con lodi, te con cantici
Confessiamo, o gran Signore
E risponde al labbro il core
Nel lodarti, eterno Re.
Non v’haclima, non v’ha popolo
Che la tua possenza ignori
Che il tuo nome non adori,
Che non tremi innanzi a te.
Nel lodarti ognor gareggiano
Le ruotanti immense sfere
E degli angioli le schiere
Colle empiree Podestà.
Cherubini e Serafini
Al tuo trono umili e chini
Santo, santo, santo acclamanti
Dio d’immensa maestà.
Da te scende negli eserciti
La sconfitta e la vittoria;
Tutto è pien della tua gloria
Terra, cielo e mare ancor.
De’profeti, degli Apostoli,
Ti decanta il gran senato,
E lo studio candidato,
De’ tormenti sprezzator.
Dall’Idaspe al mar d’Atlante
Ti confessa la tua Chiesa
Sempre santa, sempre illesa
Fra il conflitto più crudel.
In te, sommo Genitore.
Nel tuo vero unico Figlio,
Nel divino eterno Amore,
Sempre adora il re del ciel.
Re di gloria tu se’, Cristo,
Di Dio Padre eterna prole:
Tu perfar dell’uomoacquisto
Che gemeva in servitù,
Vergin seno non sdegnasti,
E di morte vinto il pungolo
Ai credenti spalancasti,
L’auree porte di lassù.Tu alla destra di Dio Padre
Glorioso assiso or stai,
E tremendo un dì verrai
L’universo a giudicar.
O benigno, pietoso,
Odi il prego de’ tuoi servi
Che col sangue tuo prezioso
Ti degnasti riscattar.
Dagli assalti de’ nemici
Tu li guarda e benedici:
Son gli eredi del tuo regno,
Son tuo popolo, Signor.
Fino all’ultimo respiro,
Tu li reggi, e co’tuoi Santi
Li congiungi nell’Empiro,
Li perpetua nell’amor.
Non v’ha giorno in nostra vita
Che tue lodi non cantiamo:
E il tuo nome confidiamo
Di lodar per ogni età.
Dal peccato, deh ti degna
Preservarne in questo giorno
E a noi vegli ognor d’intorno
La paterna tua pietà.
La pietà che fu mai sempre
Del cor nostro la speranza,
La pietà che sempre avanza
Ogni voto, ogni desir.
In te solo, mio Signore,
Spero adesso, e ognor sperai,
Né confusa fin giammai
La mia speme in avvenir.
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Dall’analisi letteraria, l’inno si può dividere in tre parti.
La prima, fino a Paraclitum Spiritum, è una lode trinitaria indirizzata al Padre. Letterariamente è molto simile a un’anafora eucaristica, contenendo il triplice Sanctus.
La seconda parte, da Tu rex gloriæ a sanguine redemisti, è una lode a Cristo Redentore.
L’ultima, da Salvum fac, è un seguito di suppliche e di versetti tratti dal libro dei salmi:
Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic hereditati tuae. Et rege eos, et extolle illos usque in aeternum: Sal 28,9;
Per singulos dies benedicimus te; et laudamus nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi: Sal 145,2;
Miserere nostri, Domine, miserere nostri: riferimento a Sal 51,3.6;
Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te: Sal 33,22;
In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum: Sal 31,2.
Solitamente viene cantato a cori alterni: presbitero o celebrante e il popolo.
Nella Chiesa cattolica il Te Deum è legato alle celebrazioni di ringraziamento; viene tradizionalmente cantato durante alcune solennità, come la sera del 31 dicembre – per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso – oppure nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave, o ancora a conclusione di un Concilio.
Nella Liturgia delle ore secondo i riti romano e ambrosiano, il Te Deum trova il suo posto alla fine dell’Ufficio delle letture, prima della orazione conclusiva, nelle solennità, nelle feste dei santi, in tutte le domeniche tranne quelle di Quaresima (e, per il rito ambrosiano, anche quelle di Avvento), nei giorni fra l’ottava di Natale e quelli fra l’ottava di Pasqua.
È utilizzato anche assieme ai cantici ordinari delle Preghiere del Mattino nel Libro delle preghiere comuni, ed è ancora in uso presso molte Chiese riformate.
Fonte : Wikipedia