
Lo stesso argomento in dettaglio: Bereshit (libro), Era messianica, Peccato originale e Tohu e Tikun. Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.
«Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite precedenti» (Zohar).
Benché la reincarnazione sia una concezione non presente nella Torah scritta e non esplicita nel Talmud, la concezione reincarnazionista non è estranea neanche all’ebraismo; definita Ghilgul (גלגול), è infatti insegnata dalla Qabbalah, la componente più profonda mistico-esoterica della religione ebraica.
La dottrina ebraica della reincarnazione si può allora rintracciare nei seguenti elementi:
Il principale continuatore della dottrina della reincarnazione secondo l’esegesi ebraica è l’Arizal anche attraverso uno dei suoi testi edito anche in inglese, Gate of reincarnation, dall’originale ebraico.
Accettando il presupposto secondo cui non tutti gli uomini sono soggetti alla reincarnazione, spiegando poi che lo scopo del ghilgul è il tiqqun, in questo caso la rettificazione delle differenti anime Nefesh, Ruach e Neshamah, che possono essere raggiunte e completate in una stessa persona, egli enumera differenti concezioni di reincarnazione, facendone esempi pratici: dice ad esempio che ogni tipo di anima delle persone soggette alla reincarnazione dev’essere rettificato in vite differenti e in rari casi tutte in una vita successiva soltanto e sottolineando anche che ne esiste un tipo in cui due persone si corrispondono senza per forza di cose essere stretti dalla stessa anima venuta al mondo due volte o in più situazioni differenti; la persona nasce e muore in più vite; più anime di persone differenti potrebbero essere rettificate nel corso di un unico ciclo di reincarnazioni.
Rabbi Shimon bar Yochay, rabbino del Talmud e autore dello Zohar, fu a conoscenza del mistero della reincarnazione.
Anche il Gaon di Vilna ha scritto un commento al Libro di Giona adattandolo alla reincarnazione secondo l’interpretazione iniziale che trova l’analogia di Giona con l’anima dell’uomo, della barca come il suo corpo, del mare come questo mondo e della Terra asciutta come il Mondo Futuro.
Tra gli altri si ricordano Isaia Horowitz e Shlomo Alkabetz il quale afferma che vi sono tre tipi di reincarnazione rapportati alle caratteristiche dei tre patriarchi del popolo d’Israele: ad Avraham corrisponde il tipo in cui nelle vite successive si compiono buone azioni e si realizzano i precetti non compiuti o quelli trasgrediti nelle vite precedenti; a Isacco, simbolo di timore e potenza, corrispondono le vite di anime reincarnate in animali puri, “rettificate” dai peccati dagli Ebrei; e infine a Giacobbe, segno di bellezza e armonia, corrispondono vite successive, fino a 2 000, in cui si possono compiere Mizvot non compiute precedentemente per mancanza di opportunità. wikipedia.