Giovanni Paolo II indica le dottrine fondamentali dell’incarnazione e della redenzione quali prove supreme dell’amore di Dio per l’umanità:
«L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso» (RH 10)
In risposta a questo amore ogni uomo che voglia conoscere veramente se stesso, non importa quanto debole egli sia, deve avvicinarsi a Cristo:
«L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve «appropriarsi» ed assimilare tutta la realtà dell’Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso» (RH 10)
L’indice della Redemptor Hominis (RH) è così strutturato:
I – Introduzione (n. 1-6)
II – Il mistero della redenzione (n. 7-12)
III – L’uomo redento e la sua situazione nel mondo contemporaneo (n. 13-17)
IV – La missione della chiesa e la sorte dell’uomo (n. 18-22)
L’enciclica esamina i maggiori problemi su cui il mondo si stava confrontando in quel periodo. Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato durante una fase di crisi interna della Chiesa cattolica. Egli vi allude nell’introduzione, dichiarando comunque la sua convinzione che anche tante energie positive siano all’opera nella Chiesa, per cui “questa nuova «ondata» della vita della Chiesa” è “ben più potente dei sintomi di dubbio, di crollo e di crisi” (RH 5).
La Redemptor Hominis afferma che la soluzione a questi problemi può essere trovata attraverso una comprensione più profonda della persona, sia della persona umana, sia della persona di Cristo. Per fare questo, l’enciclica si rifà ripetutamente alla corrente filosofica del personalismo, approccio caro al Papa anche nel resto del suo pontificato.
L’enciclica inoltre vuole preparare la Chiesa all’arrivo imminente del terzo millennio, che viene chiamato dal Papa un “nuovo Avvento della Chiesa” (RH 1).
Le critiche degli Atei sulla Redemptor Hominis è inerente al fatto che essa analizza il comunismo, sistema basato sull’ateismo, che è stato vivo anche in Polonia, terra nativa del Papa; ateismo che è stato “programmato, organizzato e strutturato in un sistema politico” (RH 11).
A livello filosofico Giovanni Paolo II lo ritiene un sistema inumano. Citando Sant’Agostino d’Ippona (“ci hai fatti per te, [Signore], e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te.”), egli afferma che l’uomo ha un profondo e naturale bisogno di Dio (come è dimostrato dall’anelito verso il trascendente presente in ogni religione), per completare a pieno la sua umanità.
Quindi, dichiara, i sistemi che, come il comunismo, negano questo essenziale aspetto dell’umana natura, sono fondamentalmente difettosi ed intrinsecamente incapaci di soddisfare i bisogni più profondi dell’essere umano.
Questo concetto filosofico sarà alla base di tutti gli interventi di Giovanni Paolo II nel criticare il comunismo sul campo politico.
In particolare egli denuncia l’opposizione dei governi alla libertà religiosa come un attacco alla dignità propria dell’uomo:
«la limitazione della libertà religiosa delle persone e delle comunità non è soltanto una loro dolorosa esperienza, ma colpisce innanzitutto la dignità stessa dell’uomo, indipendentemente dalla religione professata o dalla concezione che esse hanno del mondo. La limitazione della libertà religiosa e la sua violazione contrastano con la dignità dell’uomo e con i suoi diritti oggettivi.» (RH 17)
Fonte
Wikipedia