
Si racconta di un Santo eremita di nome Paolo che, abbandonate le molte ricchezze che possedeva, si ritirò nel deserto, pensoso unicamente della propria santificazione e della gloria di Dio.
Ogni giorno un corvo discendeva a lui con nel becco un mezzo pane, quanto bastava per il suo quotidiano sostentamento.
Una volta veni’ a trovarlo S. Antonio abate, e mentre s’intrattenevano in devoti colloqui, ecco discendere il corvo con un pane intero.
« Provvidenza del buon Dio! — esclamò commosso Paolo .
— Sono anni e anni che ricevo un mezzo pane: ma oggi ne occorreva il doppio. Vedi che non è mancato! ».
Sembrerebbero leggende che forse potevano accadere ai tempi antichi dei Padri del deserto.
Eppure, leggete la vita del Santo Cottolengo che è dei tempi nostri, andate a Torino a visitare la « Piccola Casa della Divina Provvidenza », e vedrete le cose più meravigliose di un corvo con un pezzo di pane nel becco.
Son migliaia di lire che occorrono ogni giorno: e ogni giorno non mancano.
Sono quintali e quintali di farina e di carne che occorrono ogni giorno: e ogni giorno non mancano.
Non si sa da che parte arrivino; ma infallibilmente arrivano, anche se non li porta un corvo.
Oh Provvidenza di Dio, come sfolgori vicina a noi! ma i nostri occhi sono chiusi e non ti possono vedere.
C’è troppa gente di poca fede a cui trema il cuore quando dovrebbe abbandonarsi alla Provvidenza, e mentre chiama aiuto con una mano, con l’altra s’attacca al fango in cui affonda.
Costoro non hanno fiducia piena nella Provvidenza.
Facciamo alcuni esempi, per essere pratici.
V’ha di quelli che nella preghiera affidano a Dio i loro bisogni, e poi si lamentano, lo insultano, sparlano di Lui come se fosse un addormentato, un distratto, un ritardatario, un ingiusto, un crudele.
Altri fanno accendere il lumino in chiesa o anche fanno celebrare una Messa, ma poi s’arrangiano con furberie illecite, con falsità e imbrogli e furti, più o meno gravi.
Altri ancora vanno in chiesa, ma poi lavorano anche di festa temendo quasi che l’aiuto di Dio sia insufficiente.
Ci sono di quelli che ascoltano e leggono il Vangelo, invocano il Signore che li illumini, ma la loro fiducia è così scarsa da lasciare il posto alla superstizione.
Interrogano la fattucchiera che fa il gioco delle carte, si fanno leggere il destino sulle mani, chiedono la spiegazione dei sogni, fanno ballare i tavolini spiritici.
Farò un ultimo caso di questa gente che non vorrebbe arrischiar nulla: non perdere l’appoggio del mondo, ottenere gli aiuti di Dio.
È il caso di quei coniugi che illudono di conciliare la devota pratica dei primi venerdì d’ogni mese per ottenere le grazie del Sacro Cuore, e poi con la scusa della miseria, della salute, dell’età violano la legge sacrosanta del matrimonio.
A tutti costoro io debbo per dovere ripetere l’ammonimento del Signore: « Nessuno può servire a due padroni. Non potete servire a Dio ed a Mammona ».
Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950