Si trovava qui anticamente un’abbazia dedicata a san Michele Arcangelo, cosa che ha fatto ipotizzare una fondazione in epoca longobarda quando la popolazione germanica era particolarmente devota al santo guerriero.
Il Castello della Badia, dedicato a San Michele Arcangelo, risale a un documento del 25 luglio 998, quando Ugo di Toscana donò all’abate Bonomio l’adiacente castello di Marturi (oggi facente parte del complesso) e una serie di beni sparsi nel Chianti, nella Valdelsa, nel Valdarno e persino in Emilia Romagna nel Ferrarese.
Alcuni hanno ipotizzato che questo atto sia un falso, eseguito solo alcuni anni dopo, verso il 1050-1100, per giustificare il possesso di alcuni beni da parte dei monaci camaldolesi. In ogni caso tracce del castello sono riferibili già alla fine del X secolo, e i resti di capitelli e colonne nelle vicinanze ha fatto ipotizzare che il sito fosse stato in uso almeno dall’epoca romana.
Nel 1001 Bonomio era in conflitto con Bonifacio III di Toscana, figlio di Ugo, per il reintegro di alcune proprietà nel patrimonio marchionale. Con il successore Ranieri comunque la proprietà del castello fu confermata ai monaci, che lo tennero fino al XV secolo.
Nel Trecento l’abbazia visse un momento di particolare splendore, quando il suo abate Ranieri fu tra i consiglieri dell’imperatore Enrico VII (1313). Colpito probabilmente dalle pestilenze e indebolito dalla sua posizione di confine nelle guerre tra Firenze e Siena, il monastero entrò in declino fino alla metà del Quattrocento.
Il 29 novembre 1444 papa Eugenio IV sancì l’unione tra l’abbazia di Marturi e il convento fiorentino di Santa Brigida al Paradiso. A parte un breve periodo nell’estate del 1451, da allora l’abbazia non fu più indipendente.
Nel 1479 fu territorio di scontri legati alle conseguenze della congiura dei Pazzi, tra gli eserciti fiorentino e napoletano-senese: tutta la Valdelsa, tranne il castello di Strozzavolpe, fu occupata dai senesi, come ricorda anche l’affresco nella sala delle balestre nel Palazzo Pubblico di Siena, dove sono raffigurati i vari castelli nell’atto di ammainare la bandiera fiorentina. Il castello della badia, in particolare, fu bombardato dall’antistante castello di Poggio Imperiale (8 settembre 1479), distruggendone gran parte delle mura, ed entrando di fatto in un lungo periodo di trascuratezza.
Dopo la conquista di Siena, passò brevemente al fiorentino ospedale Bonifazio, ma solo alla fine del Settecento fu usato per scopi agricoli da Clemente Casini.
Il periodo di sostanziale abbandono comportò al dispersione del cospicuo patrimonio artistico, di cui resta ad esempio testimonianza nel codice miniato dell’XI secolo detto Breviario di Poggibonsi oggi nella biblioteca Medicea Laurenziana.
Nel 1886 i ruderi di castello e abbazia furono acquistati da Marcello Galli Dunn, che vi fece riedificare un castello murato in stile neogotico, facendone la sua residenza privata. Nel 1896, come ricorda una targa, i lavori furono conclusi. All’inizio del Novecento la proprietà passò ai Gasparri di Roma e in seguito ad Amerigo Dei di Poggibonsi.
Fonte wikipedia