
La Lectio Divina di stasera 9 Mercoledì Novembre 2022 potrei riassumerla con questa frase: ”Ecco, io sono la legge, e la luce. Guardate a me, perseverate fino alla fine, e vivrete; poiché a colui che persevera fino alla fine io darò la vita eterna” (3 Nefi15:9).
Ascoltando i fratelli e le sorelle che sono intervenuti in questa Lectio potrei dire che perseverare fino alla fine, non è così semplice come bere un bicchiere d’acqua.
Eppure, tenendo fede alle alleanze stipulate con il nostro Padre Celeste, è un requisito necessario per entrare nel regno dei cieli.
Perseverare richiede una ferma determinazione e volontà di continuare nella fede, pur se ogni giorno la vita ci pone degli ostacoli.
James E. Faust della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ha descritto questo concetto in cui riporta le parole di Paul Harvey, il famoso giornalista e autore, che una volta disse: «Un giorno spero di godere abbastanza di quello che il mondo chiama successo, in modo che se qualcuno mi chiederà: ‹Qual è il suo segreto?› Io risponderò semplicemente: ‹Mi alzo quando cado» ( La perseveranza, James E. Faust, Conferenza Generale Aprile 2005).
Il successo normalmente sorride a coloro che perseverano e non si scoraggiano quando incontrano delle difficoltà. Potrei dire che, mentre ero in ascolto della parola per tramite Don Leonardo, i miei occhi sono andati su un brano della Bibbia in cui, in sintesi, c’era la risposta al mio pensiero di quel momento, ovvero:
”E badate che tutte queste cose siano fatte con saggezza e ordine; poiché non è necessario che uno corra più veloce di quanto ne abbia la forza. E di nuovo, è opportuno che egli sia diligente, affinché possa in tal modo vincere il premio”.
La suddetta frase mi è stata poi in altro modo enucleata da Don Leonardo, al termine della Lectio. Questo conferma ineluttabilmente che siamo tutti in sincronia con lo Spirito Santo che ci connette ogni volta lasciamo penetrare il nostro prossimo nel cuore e non nella mente.
L’apostolo Paolo parla di una perseveranza per la vita di fede, ma non per rinchiuderla in una situazione asincrona e fuori dallo scorrere del tempo, piuttosto per affermare che il credente ha una stella luminosa, ribadita nell’opera e nella parola di Gesù al centro della sua incessante predicazione.
L’apostolo parla di perseveranza per affermare che la fede non si esaurisce in un istante, ma può guardare con speranza al futuro, perché l’oggi non è un vago e indistinto periodo di tempo che passa, ma il momento centrale per vivere nel mondo la propria vocazione.
Nell’undicesimo capitolo del libro biblico di Ebrei, leggiamo: “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”.
La fede induce dunque ad agire come se le cose non viste fossero reali, proprio come se si vedessero. La ragione è che le cose sono sicuramente reali, e chi ha vera fede lo sa, benché queste cose siano per il momento invisibili.
Gesù disse a una Samaritana: “Dio è Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità”, non seguendo favole o idee immaginarie. (Giov. 4:24).
La fede deve dunque basarsi su prove convincenti. Un semplice sentimento emotivo non è fede.
La fede deve disporre di fatti, precedenti esperienze o testimonianze inconfutabili in cui aver fiducia. Così non si finirà per essere delusi da ciò che si crede o in cui si spera.
Quando Dio mise alla prova Abraamo chiedendogli di sacrificare il figlio Isacco, Abraamo aveva fede che sarebbe risuscitato. Dio gli aveva dato la sua parola, il che era sufficiente.
La fede in Dio porta a conoscere la sua personalità — Eso. 34:6, 7. L’apostolo Pietro avverte i cristiani di questo, dicendo: “Diletti, non siate perplessi per l’incendio che vi è fra voi, che vi accade per una prova, come se vi avvenisse una cosa strana”. (1 Piet. 4:12).
Giacomo, fratellastro di Gesù, aggiunge: “Consideratela tutta gioia, fratelli miei, quando incontrate varie prove, sapendo che questa provata qualità della vostra fede produce perseveranza”. — Giac. 1:2, 3.
L’uomo o la donna di fede provata rimarrà per sempre, perché Dio, che vive per sempre, l’ama e ne proteggerà la vita. — Sal. 145:18-20; Riv. 7:15-17.
Prendiamo come unico modello di vita Gesù Cristo, un vero e concreto esempio di fede incessante e incrollabile, sino alla croce.
Dio non ci ha fatto prigionieri di guerra né soldati che marciano continuamente e poi tornano nei loro campi. Ci ha fatto soldati spirituali in una sola guerra “contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti” (Efesini 6:12).
Sicuramente come in qualsiasi guerra possiamo affrontare avversità e ferite. E allora? Dobbiamo aver paura? Dobbiamo lasciare che il diavolo ci metta in prigione sotto la minaccia delle conseguenze? Dio si preoccupa di questo:
2 Timoteo 2:3
“Tu dunque sopporta sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo.”
La dottrina della perseveranza dei santi si basa sulla promessa che “Colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesú,” (Filippesi 1:6) e sulla dichiarazione di Gesù che “Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me” e “che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato” (Giovanni 6:37, 39).
Nella sua epistola pastorale a Timoteo, l’apostolo Paolo ricorda al giovane pastore: “Abbi cura di te stesso e dell’insegnamento, persevera in queste cose perché facendo cosí, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano” (1 Timoteo 4:16).
Amen