
Nella cultura greca antica, il termine filosofia oscillava tra due significati estremi: in un senso, spesso identificata come sinonimo di sophia – termine che la distingueva dalla φρόνησις (phrònesis), la prudenza – coincideva con la saggezza o, come anche si diceva, la paideia (educazione, formazione culturale).
Erodoto racconta di Solone come un uomo che aveva molto viaggiato per il mondo «filosofando», per desiderio di sapere.
All’estremo opposto filosofia assume il significato di dottrina scientifica ben delineata, che Aristotele chiama «filosofia prima» indicante cioè, sia i principi primi, le cause prime, le strutture essenziali degli esseri, sia quel pensiero che studia il primo principio di tutto.
È nell’ambito di questi due significati che si sviluppano gli usi più particolari del termine filosofia.
Il termine si evolverà ulteriormente: Jean-Joël Duhot, uno dei maggiori studiosi di storia della filosofia, chiarisce che «gli intellettuali ellenisti sapevano che sophia indicava l’abilità, il saper fare, il conoscere operativo e che quindi il sophos è l’uomo abile e, nello stesso tempo, il sapiente».
Aristotele dedica una parte importante della sua Etica Nicomachea (libri VIII e IX) alla discussione della philìa, tradotto tradizionalmente con “amicizia”. Occorre tuttavia ricordare che fin da Omero tutti i termini composti con il suffisso philo indicano nella cultura greca qualcosa di più radicato nell’individuo rispetto al termine contemporaneo di ‘amicizia’.
Philo infatti riguarda, come evidenzia Pierre Hadot, chi fa coincidere il ‘proprio’ piacere o interesse, o la propria ragione di vita, con l'”oggetto” ricercato. Così philo-posia (piacere del bere), philo-timia (propensione o ricerca a ricevere ‘onori’), philo-sophia interesse, piacere, ragione di vita nel ricercare la sophia.
Per Aristotele la forma più nobile di amicizia è quella che non si basa solo sull’utile o sul dilettevole, ma sul bene.
Il filosofo, sarebbe dunque l'”amico del sapere”, cioè del conoscere, non per usarlo come mezzo o solo per piacere intellettuale, ma come fine a sé stesso.
Come tale egli si accompagna al sapere, essendo consapevole di non poterlo possedere del tutto: così ad es. in Pitagora, indicato dalla tradizione come il creatore del termine “filosofo”, quando avvertiva che l’uomo può solo essere amante del sapere ma mai possederlo del tutto, poiché questo appartiene interamente solo agli dei.
La datazione del primo utilizzo del termine greco antico philosophia e dei suoi derivati philosophos (filosofo) e philosophein (filosofare) è controversa.
La maggioranza degli studiosi ritiene che tali termini non possano essere fatti risalire in alcun modo ai presocratici del VII e VI secolo a.C. e per alcuni di questi nemmeno a Pitagora o ad Eraclito.
I più antichi pensatori della storia della filosofia non ebbero consapevolezza di essere filosofi: sia Diogene Laerzio che Cicerone indicano Pitagora come il primo a definirsi filosofo.
In un frammento di Eraclito, riferito da Clemente Alessandrino, compare il termine filosofia e si dice che “è necessario che gli uomini filosofi siano indagatori di molte cose”.
«In effetti tutto lascia supporre che queste parole facciano la loro comparsa solo nel V secolo: nel secolo di Pericle che vede Atene brillare non solo per la supremazia politica, ma anche per lo splendore intellettuale; al tempo di Sofocle, di Euripide, dei sofisti, e anche al tempo in cui lo storico Erodoto, originario dell’Asia Minore, nel corso dei suoi numerosi viaggi venne a vivere nella famosa città. È forse proprio nella sua opera che si incontra per la prima volta il riferimento a una attività “filosofica”.» (Pierre Hadot. Che cos’è la filosofia antica? Torino, Einaudi, 1998, p. 18)
Il bisogno di filosofare, secondo Aristotele – che segue in questo Platone – nascerebbe dalla “meraviglia”, ovvero dal senso di stupore e di inquietudine sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo.
Tale ‘meraviglia’ però non va confusa, secondo Emanuele Severino, con lo ‘stupore intellettuale’. Sullo stesso senso della filosofia come tentativo di liberazione dal dolore di vivere era la concezione di Schopenhauer. wikipedia.