
A partire dalla riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, le Lodi sono celebrate in questa forma:
Un breve versetto introduttivo: “O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto” (Salmo 69,2), al quale segue il Gloria al Padre e l’Alleluia.
L’Alleluia si omette in Quaresima.
Tutto questo si omette se le Lodi trovano collocazione immediatamente dopo l’invitatorio o l’Ufficio delle Letture.
Un inno che conferisce una propria specifica caratterizzazione ad ogni giorno.
Un salmo mattutino, un cantico dell’Antico Testamento, ed un salmo di lode, ognuno introdotto e seguito da un’antifona.
Una lettura, breve o lunga, che può essere seguita dall’omelia e/o da una pausa di silenzio.
Un responsorio breve, per rispondere alla parola di Dio.
Il cantico evangelico del Benedictus, con la sua antifona.
Le invocazioni per consacrare il giorno ed il lavoro a Dio, concluse dal Padre Nostro.
Una orazione conclusiva.
Il congedo finale “Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna”.
Nella celebrazione comunitaria presieduta da un diacono o un sacerdote è previsto il saluto con la benedizione.
Tutti i salmi e cantici – salvo pochissime eccezioni, generalmente ben segnalate sul testo liturgico – sono chiusi dalla dossologia del Gloria.
I salmi e le letture sono distribuiti in un ciclo di quattro settimane, detto salterio, che si usa, con piccole variazioni, durante tutto l’anno, e che forma il cuore della Liturgia delle Ore
Sono previste variazioni alla celebrazione della Liturgia delle Ore, in correlazione con le solennità, le Memorie dei Santi ed i tempi forti.
Nelle solennità tutti i testi sono propri della festa, il salmo mattutino è sempre il Salmo 62 (62,2-9), il cantico è il Canto dei Tre giovani (Daniele 3,57-88; 56), ed il salmo di lode è il 149.
Nei tempi forti dell’anno liturgico, come Quaresima o Pasqua, molte preghiere sono proprie per ogni settimana o giorno.
Durante Quaresima, Natale, Settimana santa, Ottava di Pasqua, e gli ultimi otto giorni di Avvento, la celebrazione di giorni festivi è in un certo modo ristretta.
In alcuni di questi giorni, una memoria può essere celebrata come “commemorazione”, aggiungendo quindi una preghiera particolare alla fine dell’Ufficio dell’ora, mentre in altri casi addirittura la memoria è completamente rimossa dal calendario.
Nella liturgia tradizionale secondo il rito romano antico, quest’ora si chiama semplicemente Lodi (Laudes) e viene recitata dopo il Mattutino e prima di Prima e si articola nel modo seguente:
Segno di croce con l’invocazione: ℣ Deus in adjutorium meum intende. ℟ Domine ad adjuvandum me festina, seguita dal Gloria Patri e dall’Alleluia (o dal Laus tibi in Quaresima)
Una salmodia di cinque salmi con le loro antifone, tratte dal Salterio nelle ferie e dal Proprio o dal Comune nelle feste.
Il quarto salmo non è propriamente un salmo, bensì un Cantico biblico. Nei giorni di Avvento e Quaresima la salmodia tradizionale è sostituita da un’altra (le due sono distinte dalle espressioni I e II loco), che esprime più chiaramente il carattere del tempo, specialmente attraverso il Cantico biblico ed il salmo penitenziale 50, con cui inizia l’ufficio tutti i giorni.
Il canto del capitulum, breve brano scritturale principalmente tratto dalle epistole neotestamentarie. Si prende sempre dal proprio del tempo nelle ferie e nelle domeniche e dal Comune o dal Proprio nelle feste.
Al termine di esso, si risponde come di consueto Deo gratias.
Un inno, tratto secondo le stesse rubriche del capitolo. Gl’inni ecclesiastici sono di composizione antichissima, anche se furono riformati da Urbano VIII nel 1644 e furono adattati allo stile e alla metrica classica.
Un versetto di derivazione biblica.
Il canto del Benedictus (Canticum Zachariae), preceduto e seguito dalla propria antifona (la quale varia quotidianamente).
Salutato il popolo con il Dominus vobiscum, l’Orazione (quella del giorno nelle feste, quella della domenica nelle ferie).
Le Preci feriali, solo nei mercoledì, venerdì e sabati di Avvento, Quaresima e delle Quattro Tempora. Si compongono della triplice invocazione Kyrie eleison, il Pater Noster, una serie di versetti biblici, orazioni per il Papa, il Vescovo, il sovrano, il popolo, i benefattori, i defunti, gli assenti, gli afflitti e i prigionieri.
La commemorazione (quando è presente): qualora l’ufficio di un santo minore cada in una feria maggiore o in una festa (cosiddetta Commemoratio ad laudes tantum), nonché in Avvento e in Quaresima quando si dice l’ufficio del santo anziché quello della feria, si deve ricordare l’ufficio di minor rango liturgico. Essa si svolge attraverso il canto dell’antifona al Benedictus (senza il cantico evangelico), il versetto e l’Orazione che sarebbero propri dell’ufficio.
Saluto finale (Dominus vobiscum) seguito dal Benedicamus Domino e dall’invocazione Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace.
Secondo le rubriche del 1962, qualora l’ufficio non sia celebrato pubblicamente, i saluti Dominus vobiscum sono sostituiti dall’invocazione ℣ Domine exaudi orationem meam. ℟ Et clamor meus ad te veniat.
Nella liturgia delle ore di rito ambrosiano l’ufficio dell’ora di Lodi presenta alcune differenze nella struttura:
Il Benedictus, con la sua antifona, è recitato all’inizio dell’ora, subito dopo l’introduzione. Al termine, dopo la ripetizione dell’antifona, segue la triplice invocazione Kyrie eleison e la recita di una prima orazione.
La salmodia si compone di un Salmo oppure un cantico dell’Antico Testamento sotto la sua antifona, di un salmo di lode cui segue sempre il Salmo 116 sotto un’unica antifona, e di un salmo diretto, privo di antifona, che anche nella celebrazione comunitaria viene recitato da tutti senza alternanza di cori.
Alla salmodia segue la recita di una seconda orazione.
L’inno si canta o si recita dopo la seconda orazione.
L’ora si conclude con sei brevi acclamazioni a Cristo, di norma estratte da passi biblici, ciascuna conclusa dall’acclamazione Kyrie eleison che, nella celebrazione comunitaria, viene ripetuto dall’assemblea. Segue la recita del Padre Nostro ed eventualmente la benedizione finale.