Lo Spirito rivela al peccatore Cristo come il suo Salvatore, e fa crescere in grazia i credenti, facendo loro conoscere in modo sempre più attraente “la verità che è in Gesù” Efesini 4:21. il quale il mondo non può ricevere, perché non lo vede, e non lo conosce.
“Il mondo”, ovvero 1Corinzi 2:14; 3:3, vuol dire qui tutti gli uomini non convertiti, i quali vivono “adempiendo le voglie della carne, e dei pensieri” Efesini 2:3, e non hanno il potere di ricevere le cose di Dio.
Manca loro la capacità della visione interna dello Spirito, ossia la fede, epperciò non è possibile che lo riconoscano.
Non è una impotenza fisica, ma spirituale, e può venir superata solo dalla potenza divina, come lo dice chiaramente Paolo ai Cantati: “Or l’uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio, perciocché gli sono pazzia, e non le può conoscere, conciossiaché si giudichino spiritualmente 1Corinzi 2:14”.
Questo è il segno al quale si riconoscono i mondani e gl’increduli, che essi nulla conoscono per esperienza delle operazioni dello Spirito Santo, ma voi lo conoscete; perciocché dimora appresso di voi e sarà in voi.
[…] “In opposizione al mondo, il Signore dichiara ai suoi discepoli: ‘voi lo conoscete’, perché già avevano sperimentato l’opera sua nei loro cuori, nel produrvi la fede salutare che li univa a Cristo, benché la loro conoscenza dell’agente che aveva operata quella fede fosse tuttora oscura ed imperfetta, e più ancora mediante la loro intima associazione con Gesù, durante i tre anni del suo ministero, nei quali le sue parole e la sua vita erano state una costante emanazione dello Spirito, e i loro cuori avevano reso omaggio alla sublime sua santità”.
Il termine “Consolatore” non è il senso classico ed originale della parola “Paracleto” quantunque lo Spirito Santo, col dimorare nel credente, come il suo aiuto ed il suo avvocato, gli sia di gran consolazione in tutte le sue afflizioni.
Ma, come osserva a buon diritto Milligan, “l’uso infelice di quel nome, tanto caro ai cristiani, in mezzo alle sollecitudini di questo mondo, ha avuto per risultato di condurre i credenti a pensar meno alla forza che alla consolazione che essi possono ricavare dalla presenza dello Spirito, a dar più importanza alla sperienza dell’afflitto bisognevole di conforto, che a quella del credente che deve incontrare la opposizione del mondo nella causa del suo Maestro
NELLA DEPRESSIONE infatti, la consolazione è solo una parte dell’attività dello Spirito Santo che con decisione ed intelligenza, sa come far fare all’anima bisognosa un percorso che la riempia di forza e di speranza che aveva perduto.
Esempio di Elia in 1 Re 19, che si lascia andare allo sconforto e non vorrebbe più vivere. Lo Spirito Santo non lo guarisce subito, ma gli dà la forza di superare 40 giorni di deserto, lo porta sul monte, gli insegna a discernere tra le tante voci quella di Dio e da questa gli fa apprendere come reinserirsi nella stessa missione interrotta. Consolazione dunque, ma unita alla forza.
Fine terza parte – si ringrazia la Chiesa Cristiana Apostolica per le note aggiuntive al testo delle tre parti.