“I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.”
L’evangelista sottolinea questo particolare perché la tunica usata dagli ebrei si componeva di due pezzi uniti insieme ai fianchi.
Era una prerogativa del sommo sacerdote avere la tunica senza cuciture, come ricorda lo storico Giuseppe Flavio, in quell’opera preziosissima intitolata – Le antichità giudaiche.
Scrive: “Questa tunica (del sommo sacerdote) non è divisa in due pezzi con cuciture sulle spalle e sui fianchi, ma è un tessuto di un solo pezzo con una apertura al collo tagliata non per traverso, ma tagliata lungo il petto fino alla metà delle spalle” (Le antichità giudaico III,7,4).
La Sacra Tunica (in lingua tedesca Der Heilige Rock) è una reliquia conservata nel duomo di Treviri e consistente in un pezzo di stoffa, priva di cuciture, che si ritiene abbia fatto parte della tunica che indossava Cristo prima della sua crocifissione e che, secondo il Vangelo di San Giovanni, i soldati romani preposti alla sorveglianza del Gòlgota, si disputarono, tirandola a sorte.
Viene usato a volte anche il termine di Tunica Inconsutile, che significa semplicemente “tunica senza cuciture” (dal latino consuĕre = cucire).
L’autenticità della Sacra Tunica è controversa. La sua mutevole storia e le talvolta sfavorevoli condizioni di conservazione fecero sì che si dovesse procedere ad un esame archeo-tessile fra il 1973 ed il 1974, che tuttavia non riuscì a definire esattamente l’origine e l’età del reperto.
Secondo la tradizione la tunica (o meglio, parte di essa) venne in possesso di sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino il Grande, che l’avrebbe consegnata a sant’Agrizio, arcivescovo di Treviri, affinché la portasse a Treviri.
Poiché tuttavia sempre più spesso ci si vide costretti ad apportarvi riparazioni ed a prendere misure per la sua protezione, la situazione originale della tunica venne alterata più volte. Secondo diverse ispezioni, si trattava solo di più strati di stoffe diverse, che nel corso dei tempi vennero assemblate su un nucleo unico.
La diocesi di Treviri descrive la situazione attuale della reliquia sul suo sito Web, che così nel 2011 riferiva:
«I brandelli di stoffa della parte anteriore della tunica consistono oggi, visti dall’interno all’esterno, in un satin serico, di un tulle brunastro e di un grigio taffetà.
Questo taffetà si aggiunge ad uno strato di antichi frammenti di stoffa, che sono fra loro collegati da un supporto elastico.
La parte della tunica consiste in satin serico rosso-bruno, tulle brunastro, fini garze in seta, un feltro, taffetà verde, un ulteriore strato di feltro e garza serica.
Di qui si deduce, che le fibre di lana, che oggi costituiscono il feltro, in parte connettendolo in parte strappandolo, rappresentano il nucleo del tessuto, la cui età non può più essere ben determinata.».
fonti
wikipedia, domenicani, gesuiti