La ricerca che Agamben ha compiuto in vent’anni, dal 1995 al 2015, in un primo tempo pubblicata in nove singoli volumi e poi riunita per volontà stessa dell’autore in un unico tomo, del peso e delle dimensioni di un buon dizionario, introduce questo breve post.
Le misure per contenere il sars-cov2 e quanto altro collegato, allegato e conseguente, hanno generato quella che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la “tempesta perfetta” per i bambini.
Nel mondo, ogni sette minuti, muore un bambino per cause violente. L’omicidio è la quarta causa di morte nelle persone di età compresa tra 10 e 29 anni. Lo scorso anno, il 12% dei minori ha subito abusi sessuali. Un adolescente su quattro è stato vittima di bullismo.
Una piaga che colpisce tutti (sebbene in modo diverso). In Europa, secondo WHO-European Region, circa 55 milioni di bambini sono vittime di maltrattamenti (9,6% per abuso sessuale, 16,3% e 18,4% trascuratezza fisica ed emotiva e 22,9% per abusi fisici o, 29,6% dei casi, emotivi).
Eppure, in molti paesi manca ancora un sistema di valutazione delle Esperienze Infantili Avverse (ACE). Per l’Italia, il “Comitato ONU si rammarica che non sia stato istituito un sistema nazionale di raccolta, analisi e diffusione dei dati e un programma di ricerca sulla violenza e i maltrattamenti nei confronti dei minorenni” (CRC/C/ITA/CO/5-6).
Potremmo aggiungere anche la violenza fra pandemia e tecnologia, ove una scultura agambeniana rappresenta in modo perfetto la barbarie che i bambini ed adolescenti stanno vivendo con la cancellazione della loro vita.
L’unico loro sguardo è uno schermo spettrale dello smartphone o del videogioco in un computer o sul tablet, ove l’esperienza dei sensi e la perdita dello sguardo, durevolmente imprigionati nel nulla di una futura esistenza tra mascherine, virus, pandemie, quarantene, e quanto altro questo momento storico, per il mondo attuale, ci sta offrendo in tutta la sua potente e violenta realtà.
Il filosofo Giorgio Agamben ha impiegato vent’anni per provare a rispondere per far «costituire come forma-di-vita, in cui zoe e bios, vita e forma, privato e pubblico entrano in una soglia di indifferenza e in questione non sono più la vita né l’opera, ma la felicità».
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Ringrazio per la composizione di questo articolo, Ivan Licciardi (L’urlo silenzioso – presentazione scultura in argilla, raffigurata in copertina), Giorgio Agamben (filosofo) e Andreu Michaeli C. (giornalista – GAU – Mx – La via del Guerriero), Uffici Stampa (OMS – ONU – Unicef – WHO).
Per sapere chi è il Prof. Giorgio Agamben – https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Agamben