
Anch’io ultimamente ho smesso di credere nella spiritualità dopo aver avuto a che fare con svariate tipologie di persone. Ho capito quanto è facile approfittare del bisogno delle persone di mentire a sé stessi.
Le persone hanno un immenso bisogno di raccontare bugie a sé stessi per sentirsi al sicuro e sentirsi protetti. E questo fatto non riguarda solo la spiritualità, ma tanti altri campi.
Quindi dopo averne viste abbastanza e ne ho viste veramente tante ho smesso di credere nella spiritualità, non nego possa fare bene ad alcune persone credere in determinate cose. Ma non ha tutte a mio parere e, per quanto mi riguarda preferisco la realtà.
Sulle illusioni l’ho capito a mie spese non ci si può costruire un bel niente, ci si può solo ingannare finché non si decide per sopravvivenza di aprire gli occhi.
Comunque io non nego l’esistenza di Dio, almeno non di un Dio da un punto di vista filosofico, più che altro nego l’esistenza di un Dio da un punto di vista religioso. A mio parere potrebbe esserci di tutto come no.
Ho smesso di credere in DIO nel momento in cui un prete di una parrocchia mi ha trattato come se fossi uno scolaretto, chiedendomi che cosa avevo fatto per la comunità; in quel momento ho capito che cosa vuol dire onnipotenza demenziale, supponenza decerebrativa, ipocrisia sacerdotale, ed altro ancora.
La vita principalmente è un mistero oltre la nostra comprensione. Per questo a mio parere molti approfittando dei bisogni umani delle persone, e nel rispondere a questo mistero fregano il prossimo e spesso anche sé stessi.
In ogni caso non nego neanche il fatto che magari se in futuro dovessi fare esperienze più positive con la spiritualità potrei ricredermi. Ma la vedo estremamente dura come cosa.
In tanto sono giunto a questa conclusione. Cerco di non abbassare per quanto possibile mai il mio senso critico sulla realtà e di filtrare le informazioni.
Io più che altro penso che quell’argomento ribalti l’onere della prova e quindi sia proprio un problema di poca dimestichezza, con il metodo scientifico.
Correggetemi se sbaglio, ma l’onere della prova spetta a chi fa un’affermazione, giusto?
Perciò se ad un certo punto della storia umana, all’interno della società, un gruppo di persone ha incominciato ad affermare l’esistenza di dio/dei/dee e del soprannaturale in generale, spettava a quelle persone dimostrare la loro affermazione, giusto?
E ciò vale anche oggi, penso…la scienza non dice nulla al riguardo, ma alcuni continuano ad affermare l’esistenza di dio, quindi l’onere della prova è totalmente a carico loro…ma la cosa assurda è che imputano l’impossibilità di dimostrare l’esistenza di dio scientificamente come una mancanza, un difetto della scienza, quel difetto che permette secondo loro di dire:
“Ah, la tua scienza non è in grado dimostrare né l’esistenza e nemmeno la non esistenza”, ma non capiscono che la scienza non deve dimostrare proprio niente, perché appunto è chi fa un’affermazione che deve dimostrare la veridicità del suo enunciato…pensano di aver vinto la partita di un gioco di cui non hanno capito le regole.
Detto ciò correggetemi se ho detto qualcosa di inesatto, perché io come molti sono vittima della cultura umanistica e perciò forse anche a me sfugge qualcosa quando si parla di scienza e metodo scientifico.