Dobbiamo prendere coscienza che siamo prigionieri, poiché solo ammettendo ciò sarà possibile conseguire la libertà. La nostra prigione non è di ferro e mattoni, sarebbe fin troppo facile, è bensì eretta con le nostre percezioni errate, con le nostre disfunzionalità interiori, le stratificazioni culturali e le convenzioni sociali che subiamo per comodità, pavidità e pigrizia.
Amico mio, accettiamo serenamente che dobbiamo lasciare le nostre spoglie carnali e psicologiche e comprendiamo che ciò che fa la differenza è come viviamo. Chi desidera la conoscenza sa che il vecchio uomo deve morire, affinché il nuovo abbia a nascere.
Altresì dobbiamo accettare che non è la società, il governo, l’economia, o gli affetti che ci impediscono di essere ciò vorremo essere; non sono loro i nostri aguzzini, bensì noi stessi, le nostre inveterate abitudini e le nostre occulte paure.
L’uomo è un sadico prevaricatore. Questa sua follia colpisce inizialmente se stesso, e in seguito si sfoga sugli altri. Creando una catena di odio, miseria e frustrazione, che genera ancora una volta prevaricazione. Del resto non è forse vero che un sistema, per quanto grande e forte possa essere, si regge solamente perché la maggioranza crede in esso e lo sostiene? Un oceano altro cos’è se non l’insieme di una miriade di gocce?
Cambiano noi stessi, e toglieremo un elemento, un ingranaggio, al sistema. Ecco quindi come il cambiamento individuale è indispensabile al cambiamento collettivo, mentre ogni azione sociale tenderà sempre e per sempre a creare nuovi strumenti di controllo e di pressione sull’individuo.
Abbiamo visto come il nostro essere è sconosciuto a noi stessi, come la nostra vita è una forma di sonnambulismo e la nostra coscienza frammentata. Ecco quindi la necessità di integrare ogni nostra parte scissa, perché è solo attraverso la rimozione di questa divisione che possiamo procedere lungo il viatico interiore.
Lecite sono le domande: con quale mezzo posso giungere all’integrazione? Una volta conosciuti i meccanismi disfunzionali, in cosa consiste il processo di reintegrazione? E cosa si può modulare? La personalità? I difetti? E cosa è invece non si modifica? Qual è la parte immutabile che dobbiamo portare a riemersione?
Tratto da “UOMO ENTE MAGICO”
Ringraziamo Filippo Goti
Immagine di copertina : urbanmilwaukee.com