
La Chiesa Cattolica Romana basa la sua pratica della confessione a un sacerdote anzitutto sulla tradizione cattolica. In realtà, i cattolici indicano Giovanni 20:23: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”.
In base a questo versetto, i cattolici affermano che Dio diede agli apostoli l’autorità di perdonare i peccati, e che quell’autorità fu trasmessa ai successori degli apostoli, ossia ai vescovi e ai sacerdoti della Chiesa Cattolica Romana.
Ci sono parecchi problemi con questa interpretazione.
(1) Giovanni 20:23 non menziona mai la confessione dei peccati.
(2) Giovanni 20:23 non promette mai, e nemmeno accenna, che l’autorità di perdonare i peccati sarebbe stata trasmessa ai successori degli apostoli. La promessa di Gesù era diretta specificamente agli apostoli.
(3) Il Nuovo Testamento non afferma mai che gli apostoli avrebbero nemmeno avuto dei successori cui trasmettere la loro autorità apostolica.
Similmente, i cattolici indicano Matteo 16:19 e 18:18 (legare e sciogliere) come prova dell’autorità della Chiesa Cattolica di perdonare i peccati.
Gli stessi tre punti succitati si applicano in eguale misura a queste Scritture.
Ancora una volta, il concetto di confessione dei peccati a un sacerdote non è mai insegnato nella Scrittura.
Noi dobbiamo confessare i nostri peccati a Dio (1 Giovanni 1:9).
Come credenti del Nuovo Patto, non abbiamo bisogno di mediatori fra noi e Dio.
Possiamo andare a Dio direttamente grazie al sacrificio di Gesù per noi: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Timoteo 2:5).
In pratica la confessione con i preti non è necessaria, a maggior ragione quando vi accorgete che gli stessi, pur essendoci il segreto confessionale, vanno a riferire ad altri quello che avete riferito a tale prete.
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