
La locuzione originale è scritta in greco (Κύριε ἐλέησον) e Kyrie eleison è la traslitterazione dell’espressione usata nella liturgia in latino. Nella lingua italiana è stata tradotta per la liturgia con Signore, pietà; tuttavia, con maggiore aderenza, potrebbe essere tradotta anche come Signore, abbi benevolenza.
Generalmente la formula è pronunciata secondo la pronuncia itacistica del greco, suonando così: [ˈkirie eˈlɛjson], o anche [ˈkirje eˈlɛjzon]; secondo la pronuncia erasmiana dovrebbe invece pronunciarsi: [‘kyrie eˈleɛːson].
Vi sono espressioni simili in alcuni salmi e all’interno dei Vangeli: il Kyrie è la più antica testimonianza di uso liturgico cristiano, risalente al IV secolo nella chiesa di Gerusalemme, e al V secolo nella messa di rito romano. È usato come preghiera litanica e risposta a determinate invocazioni nel rito romano nella messa e in altre celebrazioni. È usato anche nel rito ambrosiano.
Nel rito tridentino, nelle messe lette il Kyrie viene recitato dopo le preghiere ai piedi dell’altare subito dopo l’antifona d’introito; nelle messe cantate la schola lo esegue immediatamente dopo che aver eseguito l’introito, mentre il sacerdote con i ministri compie i riti iniziali e recita le stesse parti sottovoce. In seguito alla riforma liturgica del 1969, non vi è più la sovrapposizione di cerimonie e preghiere dette dal sacerdote con i ministri e il canto.
Nella messa tridentina ogni invocazione viene ripetuta per tre volte (secondo l’interpretazione tradizionale sono rivolte tre al Padre, tre al Figlio e tre allo Spirito Santo): questo numero è riccamente simbolico: il totale di nove è il numero dei cori angelici, e connette il Kyrie all’Inno angelico (Gloria in excelsis), che nelle feste viene cantato immediatamente dopo il Kyrie.
Nel rito romano riformato da Paolo VI il simbolismo legato alla triplice ripetizione e al numero 9 è stato perso riducendo a sei le ripetizioni (due per ogni invocazione). Inoltre, il Kyrie segue immediatamente l’atto penitenziale che può essere eseguito in tre forme diverse; se si usa la terza forma ne diventa l’elemento costitutivo al posto del Confiteor. In questo caso è sostituito dalla triplice invocazione Kyrie eleison – Christe eleison – Kyrie eleison intervallata da brevi tropi che esprimono richieste di perdono e conclusa dalla formula di assoluzione sacerdotale che termina normalmente gli atti penitenziali. Per la celebrazione in lingua italiana l’espressione Kyrie eleison è stata tradotta con Signore, pietà e Christe eleison (Χριστἐ ἐλέησον) con Cristo, pietà, per quanto sia sempre possibile usare la forma originaria in greco, anzi con la terza edizione del Messale romano nell’atto penitenziale si deve usare obbligatoriamente la forma in greco.[6] L’attuale collocazione del Kyrie presenta un carattere penitenziale, aspetto ancor più accentuato se si usa la traduzione italiana, mentre originariamente questo aspetto era secondario, come dimostra anche il ricco sviluppo musicale che il testo conosce nella tradizione musicale gregoriana. Il significato originario è invece quello conservato dal rito bizantino, traducibile con Signore, mostraci la tua benevolenza.
Nel rito ambrosiano il Kyrie viene detto all’atto penitenziale e ripetuto tre volte al termine della messa, prima della benedizione finale. Durante l’atto penitenziale si ha la triplice invocazione «Kyrie eleison – Kyrie eleison – Kyrie eleison» (senza il Christe eleison) in forma responsoriale; prima della benedizione a conclusione della messa, si dice subito dopo la risposta dell’assemblea «E con il tuo spirito». Il rito ambrosiano prevede anche una particolare invocazione, chiamata canto dei 12 Kyrie, che si usa al posto dell’atto penitenziale dopo le processioni della domenica delle Palme e della festa della presentazione del Signore al tempio.
In entrambi i riti il Kyrie si può usare come risposta alle intenzioni della preghiera universale o preghiera dei fedeli.
Nel rito bizantino in lingua greca l’acclamazione Kyrie eleison viene cantata numerose volte dai fedeli in risposta alle orazioni del celebrante (ektenia) all’inizio della Divina Liturgia. Nella traduzione in antico slavo ecclesiastico diviene Господи, помилуй (Hospodi pomiluj). [1]
Nella versione classica tradizionale, il Kyrie è strutturato in tre invocazioni che si dicono tre volte ciascuna:
«Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, eleison. Christe, eleison. Christe, eleison.
Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.»
Nelle litanie e nella messa con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II le tre invocazioni si dicono due volte ciascuna. Inoltre, con la riforma è stata introdotta la formula in lingua italiana, che si può usare al posto di quella originale. In entrambi i casi si recita o canta tra la guida e tutti.
(EL)
«Kyrie, eleison. ℟. Kyrie, eleison.
Christe, eleison. ℟. Christe, eleison.
Kyrie, eleison. ℟. Kyrie, eleison.»
(IT)
«Signore, pietà. ℟ Signore, pietà.
Cristo, pietà. ℟ Cristo, pietà.
Signore, pietà. ℟ Signore, pietà.»
A partire dal 2020, con la terza edizione del Messale romano in lingua italiana, si è data la preferenza alla versione originale come risposta alla terza formula dell’atto penitenziale, mentre rimane la possibilità di scelta tra le due formule quando si usa la prima e la seconda formula dell’atto penitenziale.
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Fonte
[1] Wikipedia : https://it.wikipedia.org/wiki/Kyrie_eleison
—- V I D E O _ KYRIE et GLORIA —-
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