
Aubrey de Grey è impegnato nel progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence), che si propone di arrivare a mettere a punto terapie in grado di curare l’invecchiamento.
La convinzione di base è che l’invecchiamento sia dovuto all’accumularsi, a livello molecolare e cellulare, di effetti collaterali prodotti dal metabolismo e che egli stesso non è in grado di eliminare.
L’accumulo di tale “spazzatura” fa progressivamente diminuire l’efficienza dell’organismo, finché esso diventa incapace di difendersi dalle malattie o di mantenere in funzione gli organi vitali.
La morte è semplicemente l’inevitabile effetto ultimo di tale accumulo.
Tutto questo probabilmente perché la natura, preoccupandosi della sopravvivenza della specie, ha visto nell’evoluzione una strategia da preferire alla conservazione del singolo individuo.
Per cui, se da una parte ha progettato un sistema molto efficiente per la riproduzione, dall’altra non ha progettato un metabolismo perfettamente autopoietico, capace cioè di ripararsi integralmente e così conservarsi indefinitamente una volta raggiunto il completo sviluppo.
L’autopoiesi perfetta è riscontrabile invece a livello di specie.
Le cause note dell’invecchiamento sono riconducibili a sette categorie e a partire dagli anni ’80 non ne sono state scoperte altre, nonostante le continue ricerche e il netto miglioramento delle tecniche usate:
rifiuti:
1) extracellulari (anno della scoperta: 1907), responsabili ad es. di malattie come l’Alzheimer,
2) intracellulari (1959), responsabili ad es. dell’arteriosclerosi.
cellule:
3) cellule morte che non vengono rimpiazzate (1955),
4) cellule dannose che vengono accumulate (1965), come ad es. il grasso viscerale
mutazioni:
5) nei cromosomi (1959), responsabili dei tumori.
6) dei mitocondri (1972), responsabili delle malattie mitocondriali.
7) legami reciproci extracellulari tra proteine (1981), responsabili ad es. dell’irrigidimento delle pareti arteriose.
De Grey ritiene che la via più rapida per conquistare la longevità non sia quella di rallentare o impedire l’accumulo di tali danni (il che è l’approccio della gerontologia), perché ciò significa dover modificare il funzionamento del metabolismo, il che richiede di arrivare prima a comprenderlo nella sua completezza per evitare il rischio di creare invece altri tipi di danni (i processi metabolici non ancora compresi sono tantissimi e non si sa nemmeno quanto ci vorrà per comprenderli tutti).
Secondo lui è molto più facile lasciare che i danni si formino e mettere a punto terapie che si limitano a riparare ognuno di essi prima che raggiungano un livello patologico.
In tal modo chi si sottoponesse periodicamente a tali terapie vivrebbe a tempo indefinito: continuerebbe ad invecchiare ma ogni 20 – 30 anni il proprio orologio biologico verrebbe riportato indietro e grazie a tale recupero di efficienza non si dovrebbe più preoccupare di morire di vecchiaia.
Il SENS ha già teorizzato almeno una possibile soluzione per ognuna delle note categorie.
In un articolo della rivista scientifica Technology Review pubblicato nel 2005 gli autori hanno criticato l’intero progetto come “ovviamente” irrealizzabile, il che ha dato luogo ad un dibattito online con lo stesso de Grey, avendo egli rilevato la mancanza di una concreta dimostrazione ingegneristica.
Tale dibattito ha portato alla SENS Challenge, ossia una sfida lanciata dalla rivista che prevedeva un premio di 20.000 dollari a chiunque riuscisse a fornire una dimostrazione che soddisfacesse determinati requisiti scientifici.
La rivista ha selezionato una giuria indipendente e le argomentazioni proposte sono state 5.
Tre di esse sono state accolte per venir esaminate ma nessuna di esse è stata giudicata in grado di superare la sfida.
La reazione di de Grey è stata:
«il risultato della SENS Challenge è un’accusa a quei gerontologi che hanno etichettato SENS come “non scientifico” senza studiarne i dettagli. I giudici della SENS Challenge hanno ragione quando descrivono SENS come un progetto ingegneristico radicale e necessariamente speculativo, ma legittimo e meritevole di considerazione».
L’augurio è che per arrivare a mettere a punto le terapie teorizzate sia solo una questione di tempo, dipendente esclusivamente dalla quantità di investimenti e di ricercatori che si impegneranno nel progetto.
Secondo de Grey le prime terapie potrebbero divenir disponibili verso il 2035 e sarebbero in grado, ad esempio, di restituire ad un sessantenne un fisico da trentenne. Sempre secondo de Grey, verso il 2050 tali tecniche saranno così sviluppate da permettere un ringiovanimento anche di 50 anni.
A tal proposito ha fatto riferimento al concetto di V.F.L. – Velocità di fuga della longevità. Le prime terapie a divenir disponibili non saranno in grado di riparare il 100% dei danni accumulati, ma solo di restituire 20 o 30 anni di vita.
Le stesse terapie risulterebbero quindi sempre meno efficaci ad ogni successiva somministrazione, a causa del sempre maggior accumulo dei danni non ancora riparabili.
Per ottenere di nuovo gli stessi risultati sarebbe dunque necessario un continuo potenziamento delle cure.
Diventerebbe possibile non morire più di vecchiaia solo a partire dal giorno in cui il progresso tecnologico riuscirà a battere in velocità il progredire dell’invecchiamento, impedendogli a tempo indefinito di raggiungere livelli letali: ogni nuovo potenziamento restituirebbe gli anni di vita necessari per poter beneficiare del potenziamento successivo.
Secondo De Grey ci vorranno secoli per poter arrivare a sviluppare una cura perfetta e poter persino scegliere la propria età biologica.
De Grey ha ideato anche il concorso “Topo Matusalemme”: ai gruppi di ricerca che dimostreranno di aver rallentato l’invecchiamento o di aver ringiovanito un topo di laboratorio verrà assegnato un incentivo economico. wikipedia.