Hegel poneva il concetto, o l’Idea, come elemento primario, Steiner pone invece all’origine il pensare in atto. L’uomo per lo più non sperimenta il pensare nella sua vitalità, ma solo i concetti pensati, che sorgono secondariamente da questo.
Il pensare si trova al di là di soggetto e oggetto, e non va pertanto considerato un’attività soggettiva.
Ma in che modo gli oggetti della percezione sensibile si compenetrano col pensiero?
Secondo Steiner, il grande equivoco della filosofia moderna, originato dal dualismo kantiano che ha tratto in inganno la fisiologia e la psicologia scientifica, è ritenere che noi non possiamo conoscere gli oggetti come sono in sé, ma soltanto la rappresentazione che i nostri sensi ne fanno.
Si è caduti così in un circolo vizioso: la realtà oggettiva e materiale, che ci appare in forma di suoni, colori, ecc. sembra tale perché subisce l’impronta delle nostre strutture soggettive; ma a sua volta il nostro pensare soggettivo viene spiegato sulla base di processi fisiologici obiettivi.
In altre parole, se le nostre percezioni fossero mere immagini mentali prodotte dai sensi, e ricombinate in una maniera ancora più alterata dal cervello, la percezione del cervello stesso dovrebbe essere una mera immagine mentale prodotta dal cervello!
Anche l’idealismo successivo a Kant, compreso quello di Schopenhauer, basato sull’affermazione che «il mondo è una mia rappresentazione», pur sostenendo di volersi contrapporre al realismo primitivo, ne prende subdolamente a prestito la convinzione che i nostri organi di senso abbiano un’esistenza oggettiva, per poi spogliarli di ogni contenuto reale. Wikipedia.