I Fioretti di San Francesco fanno più volte riferimento al cielo. Il Poverello pregava così:
«O Signore mio del cielo e della terra, io ho commesso contra a te tante iniquità e tanti peccati…» (IX). La santità di frate Bernardo invece consisteva nel dover sostenere numerose battaglie spirituali che avrebbe superate «per esercizio di virtù e corona di meriti… perché era uno de’ commensali del reame del cielo» (VI).
Diceva Francesco:
«La povertà è quella virtù la quale fa l’anima, ancor posta in terra, conversare in cielo con gli Agnoli. Questa è quella ch’accompagnò Cristo in sulla Croce; con Cristo fu seppellita, con Cristo resuscitò, con Cristo salì in cielo… e in questa vita concede all’anime che di lei innamorano, agevolezza di volare in cielo.»
(XIII)
Un giorno San Francesco e frate Ruffino ignudi predicarono in Assisi in una chiesa dove la gente pensava che fossero impazziti per la troppa penitenza. Frate Ruffino diceva:
«Carissimi, fuggite il mondo e lasciate il peccato; rendete l’altrui, se voi volete schifare lo ‘nferno; servate li comandamenti di Dio, amando Iddio e ‘l prossimo, se voi volete andare al cielo; fate penitenza, se voi volete possedere il reame del cielo.» (XXX)
Anche Francesco sul pulpito cominciò a predicare
«così meravigliosamente dello dispregio del mondo, della penitenza santa, della povertà volontaria, del desiderio del reame celestiale e della ignudità e obbrobrio della passione del nostro Signore Gesù Cristo, che tutti quelli ch’erano alla predica, maschi e femmine in grande moltitudine, cominciarono a piagnere fortissimamente con mirabile divozione e compunzione di cuore…» (XXX)
Fonte : Wikipedia