Il Cammino neocatecumenale è un itinerario di formazione nato in Spagna nella metà degli anni sessanta su iniziativa del pittore Kiko Argüello, di Carmen Hernández e del presbitero italiano Mario Pezzi.
È un itinerario di fede che si prefigge la riscoperta del battesimo, e per Statuto è rivolto principalmente a:
1. quelli che pur battezzati si sono allontanati dalla Chiesa;
2. quelli che non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati;
3. quelli che desiderano approfondire e maturare la loro fede;
4. quelli che provengono da confessioni cristiane, non in piena comunione con la Chiesa cattolica.
Nell’aprile del 1970, a Majadahonda, nei pressi di Madrid, Kiko e Carmen, insieme ad altri responsabili e parroci, si posero il problema circa l’identità delle comunità che si stavano formando nelle parrocchie. Da tale riflessione furono definite le caratteristiche fondamentali del Cammino neocatecumenale come movimento organizzato e strutturato sul territorio.
In quell’occasione, i seguenti capisaldi furono fissati dagli iniziatori, insieme con i parroci che avevano accolto il Cammino e altri catechisti e responsabili.
La nascita di ogni singola comunità, che segue l’annuncio del Kerigma, è interpretata come la Chiesa che, ogni volta, scaturisce dalla Buona Novella, Chiesa intesa dunque come Corpo Mistico di Cristo, Comunità dei Santi.
Gli aderenti al Cammino sono chiamati ad essere “sacramento di salvezza” all’interno della parrocchia, in cammino verso una fede matura, sostenuti dal Tripode: Parola di Dio, Liturgia, Comunione fraterna.
Il Cammino è detto neocatecumenato o catecumenato, rispettivamente a seconda del caso che l’adulto sia già battezzato o meno e si ispira al catecumenato antico (con tappe come gli Scrutini battesimali, l’Iniziazione alla preghiera, la Traditio Symboli, la Redditio, ecc.).
Compito della comunità è rendere visibile un nuovo modo di vivere il Vangelo, tenendo presenti le esigenze degli uomini contemporanei.
Gli aderenti al Cammino sono chiamati a non distruggere niente, a rispettare tutto, presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova.
Le comunità sono tenute a rimanere all’interno delle parrocchie, e sono tenute alla comunione con il parroco che le ospita.
Alcuni anni più tardi, quando il Cammino era già diffuso in molte diocesi italiane, i responsabili furono convocati dalla Congregazione del Culto Divino per presentare il loro itinerario di riscoperta del Battesimo.
L’allora Segretario della Congregazione, mons. Annibale Bugnini, e gli esperti che lo coadiuvavano rimasero stupiti del valore di questa nuova realtà ecclesiale.
Dopo due anni di studio della prassi del Cammino, la Congregazione pubblicò sulla sua rivista ufficiale la breve nota Praeclarum exemplar di apprezzamento dell’opera delle comunità neocatecumenali. È in questi anni che viene scelto, su proposta della stessa Congregazione, il nome di Cammino neocatecumenale ovvero catecumenato post-battesimale.
Il Cammino neocatecumenale si ispira alla costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II, la quale al punto n°64 afferma:
« Si ristabilisca il catecumenato degli adulti diviso in più gradi, da attuarsi a giudizio dell’ordinario del luogo; in questa maniera il tempo del catecumenato, destinato ad una conveniente formazione, potrà essere santificato con riti sacri da celebrarsi in tempi successivi »
Rifacendosi al catecumenato antico, si struttura come un itinerario comunitario a tappe, ispirandosi all’idea originaria di “fare comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazaret che vivano in umiltà, semplicità e lode e dove l’altro è Cristo”.
Il percorso neocatecumenale prende inizio da un ciclo di catechesi, che si distende sull’arco di quattordici incontri, che durano all’incirca due mesi, in cui viene preparato il Kerigma, cioè l’annuncio della Resurrezione di Gesù, Dio fatto uomo, morto sulla croce per la salvezza dell’umanità, per il riscatto di ognuno dal peccato e dal male. Al termine di questo “primo annuncio”, se il numero di partecipanti lo consente, viene avviata una nuova comunità che è invitata ad intraprendere il suo cammino di crescita e maturazione in seno alla parrocchia, alimentata dal tripode Parola di Dio-Liturgia-Comunione fraterna. Nella metafora neocatecumenale, la neonata comunità è paragonata ad un embrione appena concepito che inizia il processo che lo porterà a diventare un organismo completo e, poi, concluso il periodo di gestazione, al parto.
Prima fase
La prima fase, il pre-catecumenato post-battesimale, è un tempo di kenosis. cioè di scoperta dell’umiltà, di abbandono delle idolatrie e delle certezze quotidiane.
La prima tappa di questa fase è denominata genericamente “Primo Passaggio” ed è concentrata nella scoperta della Croce, cioè nell’individuazione di quegli aspetti della personalità e della storia personale di ciascuno che provocano stati di angoscia e sofferenza nell’intimo.
Segue la tappa denominata dello Shemà, in cui si meditano le Scritture bibliche e la persona si apre all’ascolto della Parola di Dio come ispirazione e termine di paragone per la propria vita.
Completa la fase del pre-catecumenato la tappa del “Secondo Passaggio”, in cui ognuno viene invitato a riconoscere e ad individuare i propri idoli, cioè tutti quei beni, materiali o spirituali, su cui l’aderente fonda le proprie “sicurezze”.
Seconda fase
Rivivendo le tappe del “Primo” e del “Secondo Scrutinio battesimale”, che costituiscono la prima parte del battesimo, si passa al “catecumenato post-battesimale”, che è un tempo di combattimento spirituale per acquistare la semplicità interiore dell’uomo nuovo che viva lo Shemà ebraico, «ama Dio come unico Signore, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze» e che viva il precetto evangelico, «ama il prossimo come se stesso». Il movimento insiste sul fatto che la Chiesa, intesa come comunità dei santi, li soccorre nel combattimento interiore, attraverso la consegna graduale di armi spirituali:
l’iniziazione alla preghiera, con la consegna del libro della Liturgia delle Ore;
la Traditio Symboli, cioè la consegna del Credo, che è seguita dalla testimonianza pubblica della propria fede, detta Redditio Symboli;
la consegna del Padre Nostro, nell’abbandono filiale alla Vergine Maria).
Terza fase
Dopo la seconda fase, si apre la fase della riscoperta dell’elezione, “cardine di tutto il neocatecumenato”, tempo di grazia, dove i neocatecumeni con l’aiuto dello Spirito Santo, sono chiamati a camminare nella lode. Questo tempo culmina con il rinnovo delle promesse battesimali durante la Veglia Pasquale, che tipicamente è presieduta dal vescovo.
Aspetto economico
Le attività del Cammino neocatecumenale sono interamente autofinanziate: ogni membro, dopo il Secondo Passaggio, è invitato a versare la decima in base alla propria disponibilità economica, alla propria comunità di riferimento. Gli introiti derivanti dalle decime, che rimangono del tutto anonime, vengono utilizzati per il fabbisogno della comunità stessa, per il sostenimento delle famiglie neocatecumenali in missione all’estero, per il sostenimento delle famiglie o dei fratelli della comunità o della parrocchia, che si trovino temporaneamente in periodi di difficoltà economica.
Le offerte raccolte durante i passaggi e le convivenze d’inizio corso, vengono inviate alla fondazione del cammino neocatecumenale, il cui presidente è il cardinale Camillo Ruini. Tutte le strutture del cammino, i seminari, la casa di accoglienza dei pellegrini in Terra Santa (Domus Galileae) sono di proprietà della diocesi di appartenenza.
Il Cammino, pur avendo una struttura propria con responsabili “vita natural durante”, non ha un patrimonio proprio, pertanto la Domus Galilaeae e il terreno stesso su cui l’edificio sorge non sono di proprietà del Cammino, ma dell’ordine dei francescani.
Allo stesso modo, i seminari “Redemptoris Mater” non appartengono al Cammino bensì sono proprietà delle diocesi territoriali ed i sacerdoti ordinati sono sacerdoti diocesani incardinati al servizio del vescovo della diocesi locale.
Fonte
it.cathopedia.org