
Con la parola reincarnazione (o anche con altre equivalenti come i termini greci metempsychôsis o metemsômatôsis) viene denominata una dottrina la quale sostiene che l’anima umana dopo la morte assume un altro corpo e, in tal modo, s’incarna di nuovo.
Si tratta di una concezione nata nel paganesimo, la quale, poiché contraddice completamente la sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa, è stata sempre rifiutata dalla fede e dalla teologia cristiane.
La «reincarnazione» si diffonde oggi ampiamente nel mondo, anche in quello occidentale, e tra moltissimi che si autodefiniscono cristiani.
La proclamano molti mezzi di comunicazione di massa.
Inoltre ogni giorno diventa più forte l’influsso delle religioni e delle filosofie orientali che sostengono la reincarnazione; a tale influsso pare che si debba attribuire l’aumento di una mentalità sincretista.
La facilità con cui molti accettano la reincarnazione forse si deve in parte a una reazione spontanea e istintiva contro il montante materialismo.
Nel modo di pensare di molti uomini del nostro tempo, questa vita terrena è percepita come troppo breve per poter porre in atto tutte le possibilità di un uomo o perché possano essere superate o corrette le mancanze commesse in essa.
La fede cattolica offre una risposta piena a questo modo di pensare. È vero che la vita è troppo breve perché vengano superate o corrette le mancanze commesse in essa; ma la purificazione escatologica sarà perfetta.
Nemmeno è possibile porre in atto tutte le possibilità di un uomo nel tempo così breve di una sola vita terrena; ma la risurrezione finale nella gloria condurrà l’uomo a uno stato che supera ogni suo desiderio.
Senza che sia possibile esporre qui dettagliatamente tutti gli aspetti con i quali i diversi reincarnazionisti espongono il loro sistema, la tendenza al reincarnazionismo, oggi prevalente nel mondo occidentale, può essere ridotta sinteticamente a quattro punti.
Le esistenze terrene sono molte.
La nostra vita attuale non è né la nostra prima esistenza corporale né sarà l’ultima.
Siamo già vissuti prima e vivremo ancora ripetutamente in corpi materiali sempre nuovi.
C’è una legge in natura che spinge a un continuo progresso fino alla perfezione.
Questa stessa legge conduce le anime a vite sempre nuove e non permette alcun ritorno e neppure un arresto definitivo.
A priori viene escluso uno stato definitivo di condanna senza fine.
Dopo molti o pochi secoli, tutti giungeranno alla perfezione finale di un puro spirito (negazione dell’inferno).
La meta finale si raggiunge per i propri meriti; in ogni nuova esistenza l’anima progredisce in proporzione ai propri sforzi. Tutto il male commesso sarà riparato con espiazioni personali, che il proprio spirito patisce in incarnazioni nuove e difficili (negazione della redenzione).
Nella proporzione in cui l’anima progredisce verso la perfezione finale, assumerà nelle sue nuove incarnazioni un corpo ogni volta meno materiale. In tal senso l’anima ha la tendenza verso una definitiva indipendenza dal corpo. Con questo cammino l’anima giungerà a uno stato definitivo, nel quale finalmente vivrà sempre libera dal corpo e indipendente dalla materia (negazione della risurrezione).
Questi quattro elementi, che costituiscono l’antropologia reincarnazionista, contraddicono le affermazioni centrali della rivelazione cristiana. Non occorre insistere ulteriormente sulla sua diversità nei confronti dell’antropologia caratteristicamente cristiana.
Il cristianesimo difende una dualità, la reincarnazione un dualismo, in cui il corpo è un mero strumento dell’anima, che viene abbandonato dopo ogni esistenza terrena, per prenderne un altro del tutto diverso.
Nel campo escatologico, il reincarnazionismo rifiuta la possibilità di una condanna eterna e l’idea della risurrezione della carne. Ma il suo errore principale consiste nella negazione della soteriologia cristiana. L’anima si salva attraverso il proprio sforzo.
In questo modo sostiene una soteriologia autoredentrice, del tutto opposta alla soteriologia eteroredentrice cristiana. Ebbene, se si sopprime l’eteroredenzione, non si può più parlare in nessun modo di Cristo Redentore.
Il nucleo della soteriologia del Nuovo Testamento è contenuto in queste parole: «E questo a lode e gloria della sua grazia che [Dio] ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,6-8).
Con questo punto centrale sta in piedi o cade tutta la dottrina sulla Chiesa, i sacramenti e la grazia. Così è evidente la gravità delle dottrine implicate in questo problema e si comprende che il magistero della Chiesa abbia rifiutato tale sistema con il nome di teosofismo.
Riguardo al punto specifico, affermato dai reincarnazionisti, della ripetibilità della vita umana, è nota l’affermazione della Lettera agli ebrei 9,27: «È stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio».
Il concilio Vaticano II citava questo testo per insegnare che il corso della nostra vita terrena è unico.
Nel fenomeno del reincarnazionismo forse si manifestano certe aspirazioni a liberarsi dal materialismo. Ciò nonostante, questa dimensione di movimento «spiritualista» non permette in alcun modo di nascondere quanto il reincarnazionismo contraddica il messaggio evangelico.
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