La nascita dell’ordine dei Cavalieri Templari si colloca nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche, scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096.
L’ordine venne ufficializzato nel 1129, assumendo una regola monastica, con l’appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l’ordine templare negli anni della sua maturità, suscitò naturalmente perplessità in ambito cristiano.
L’ordine templare si dedicò nel corso del tempo anche ad attività agricole, creando un grande sistema produttivo, e ad attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca.
Nell’immaginario popolare la figura dei templari rimane controversa a causa delle tante leggende nate tra il XVIII e il XIX secolo che parlano di strani riti e di un legame con la massoneria (nata circa 400 anni dopo la sospensione dell’ordine).
In realtà queste leggende sono frutto dell’immaginario collettivo dei movimenti culturali dell’illuminismo, del romanticismo e della massoneria, che hanno dipinto l’ordine dei templari in maniera così fosca senza aver condotto degli accurati studi storici e per attaccare la Chiesa cattolica.
In epoca recente tutti questi falsi miti sono stati sconfessati dagli atti del processo che sono stati studiati a fondo e hanno rivelato che in realtà le accuse erano montate ad hoc sulla base di confessioni estorte con la tortura dall’inquisizione francese che, a sua volta era stata manipolata da Guglielmo di Nogaret, guardasigilli di Filippo il Bello, per permettere al re di impossessarsi degli ingenti averi appartenenti all’ordine del Tempio e per sanare l’enorme debito contratto dal re di Francia nei confronti dell’ordine stesso.
Infatti la legge canonica del tempo prevedeva che chi veniva accusato di eresia perdesse tutti i crediti contratti e tutti i propri averi.
Nel 1119 alcuni cavalieri, sotto la guida di Ugo di Payns, feudatario della Champagne e parente di Bernardo, fondarono un nuovo ordine monastico-militare, l’Ordine dei Cavalieri del Tempio, con sede in Gerusalemme, nella spianata ove sorgeva il Tempio ebraico; lo scopo dell’Ordine, posto sotto l’autorità del patriarca di Gerusalemme, era di vigilare sulle strade percorse dai pellegrini cristiani.
L’Ordine ottenne nel concilio di Troyes del 1128 l’approvazione di papa Onorio II e sembra che la sua regola sia stata ispirata da Bernardo, il quale scrisse, verso il 1135, l’Elogio della nuova cavalleria (De laude novae militiae ad Milites Templi).
L’interesse di Bernardo per le vicende politiche del suo tempo si manifestò anche in occasione dei conflitti che opposero il conte della Champagne, Tibaldo II, da lui sostenuto, al re Luigi VII e in occasione della repressione, nel 1140, del neonato Comune di Reims, operata dal suo pupillo cistercense, il vescovo Sansone di Mauvoisin.
Nel De diligendo Deo, San Bernardo continua la spiegazione di come si possa raggiungere l’amore di Dio, attraverso la via dell’umiltà.
La sua dottrina cristiana dell’amore è originale, indipendente dunque da ogni influenza platonica e neoplatonica. Secondo Bernardo esistono quattro gradi sostanziali dell’amore, che presenta come un itinerario, che dal sé esce, cerca Dio, e infine torna al sé, ma solo per Dio.
I gradi sono:
1) L’amore di sé stessi per sé:
«[…] bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è diretto secondo un giusto ordine, […] sotto l’ispirazione della Grazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che è spirituale. […] Perciò prima l’uomo ama se stesso per sé […]. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercare Dio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama.»
2) L’amore di Dio per sé:
«Nel secondo grado, quindi, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo in rapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, con l’obbedienza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave.»
3) L’amore di Dio per Dio:
«Dopo aver assaporato questa soavità l’anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci si ferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado.»
4) L’amore di sé per Dio:
«Quello cioè in cui l’uomo ama se stesso solo per Dio. […] Allora, sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà se stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo il profeta, quando diceva: “-Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia-“. […]»
Nel De diligendo Deo, dunque, San Bernardo presenta l’amore come una forza finalizzata alla più alta e totale fusione in Dio col Suo Spirito, che, oltre a essere sorgente d’ogni amore, ne è anche «foce», in quanto il peccato non sta nell’«odiare», ma nel disperdere l’amore di Dio verso il sé (la carne), non offrendolo così a Dio stesso, Amore d’amore.
Mariologia di San Bernardo
Il 24 maggio 1953 papa Pio XII scrisse la sua venticinquesima enciclica, dal titolo Doctor Mellifluus, dedicata a San Bernardo di Chiaravalle.
«Il dottore mellifluo ultimo dei padri, ma non certo inferiore ai primi, si segnalò per tali doti di mente e di animo, cui Dio aggiunse abbondanza di doni celesti, da apparire dominatore sovrano nelle molteplici e troppo spesso turbolente vicende della sua epoca, per santità, saggezza e somma prudenza, consiglio nell’agire.» Questo è l’incipit dell’enciclica, i cui punti chiave sono il ruolo del papato e la mariologia.
Nei suoi tempi confusi, San Bernardo pregava per l’intercessione di Maria, alla stessa maniera, sostiene il Papa, è necessario nei tempi moderni tornare a pregare Maria per la pace e la libertà della Chiesa e delle nazioni.
Nell’enciclica sono riportati tre temi centrali della mariologia di San Bernardo: come egli spiega la verginità di Maria (la “Stella del Mare”), come pregare la Vergine e come confidare in Maria come mediatrice.
«È detta Stella del mare e la denominazione ben si addice alla Vergine Madre. Ella con la massima convenienza è paragonata ad una stella; perché come la stella sprigiona il suo raggio senza corrompersi, così la Vergine partorisce il Figlio senza lesione della propria integrità.»
«Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sballottato dalle onde della superbia, della detrazione, dell’invidia: guarda la stella, invoca Maria.»
«Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta.»
Dal 1125 l’ambiente religioso europeo e i governanti di Gerusalemme si resero conto della loro potenzialità bellica, tanto che numerosi uomini, tra cui il conte Ugo I di Champagne, e addirittura donne accorsero in Terrasanta per combattere tra le fila dei Cavalieri.
Tra il 1127 e il 1129 il Maestro Hugues de Payns si recò sul continente europeo per raccogliere adesioni, donazioni, denaro a sostegno della loro causa.
Uno dei problemi che affliggeva l’iniziativa dei Cavalieri era conciliare la lotta armata e la dottrina della Chiesa che predicava tutt’altro.
Infatti, a quel tempo e soprattutto a seguito della riforma dell’XI secolo che aveva portato ad una sostanziale moralizzazione della chiesa, la cavalleria e le attività d’armi erano considerate illecite per il clero.
Il Maestro Hugues trovò il sostegno di cui aveva bisogno in una delle personalità più in vista e autorevoli della chiesa: il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle.
Il grande teologo teorizzò il “malicidio” per giustificare le attività degli ordini dei monaci guerrieri e si offrì di contribuire alla prima stesura della prima regola dei templari oltre che a intervenire a loro favore nel De laude novae militiae, un trattato in cui loda la “nuova cavalleria” nel 1128.
Bernardo disse:
In verità, i cavalieri di Cristo combattono le battaglie del loro signore senza correre rischi, senza in alcun modo sentire di aver peccato nell’uccidere il nemico non temendo il pericolo della loro stessa morte visto che sia il dare la morte, sia il morire quando sono fatti in nome di Cristo non sono per nulla atti criminosi ma addirittura meritano una gloriosa ricompensa. Per questo motivo dunque: per Cristo! Quindi Cristo si persegue. [—] egli è lo strumento di Dio per la punizione dei malfattori e per la difesa dei giusti. Invero, quando egli uccide un malfattore, non commette omicidio, ma malicidio, e può essere considerato il carnefice autorizzato da Cristo contro i malvagi.
Fonte
wikipedia