
L’avanzare delle piattaforme virtuali, sia l’industria dell’arte che quella della moda trovano sempre più difficile ignorare l’immagine in movimento. A questo proposito, assistiamo ora a una serie di confluenze non meno complesse e fantasiose.
L’autonomia (immaginaria) dell’arte e della moda viene disturbata dal genere cinematografico e dal video musicale.
Queste rinegoziazioni di genere, media e storia che derivano dalle tecnologie digitali (come la stampa 3D per esempio) e Internet suggeriscono che il genere storicamente delineato (pittura, film noir) sono sempre più solo pietre di paragone semantiche separate solo dagli imperativi logistici dell’industria e commercio.
La moda ha i suoi abusi e volgarità come ha fatto l’arte, serve anche a scopi chiave, specialmente nel promuovere la nostra identità: come vogliamo essere letti e ricevuti dal mondo esterno.
Molti dei giovani di oggi non si sentono completi o integri senza vestiti, trucco e accessori, il che tende a sfatare il fatto che i vestiti siano solo di superficie: hanno bisogno di queste cose per renderci integri, per farci essere.
La moda e l’abbigliamento possono dare mobilità e visibilità dove altrimenti avrebbero poca o nessuna importanza, salvo il contrario.
Le mode, opera di grandi stilisti, possono stupirci e commuoverci. Possono spostare le zone di comfort e farci pensare in modo diverso a noi stessi e agli altri. Ma dobbiamo anche essere consapevoli del lato oscuro della moda, che è il fast fashion.
L’industria della moda è uno dei maggiori devastatori dell’ambiente e della psiche umana dai più ricchi ai più fantasiosi ed eccentrici.
Quando si parla di “moda” in senso lato, ci si riferisce anche all’abbigliamento e all’abito, ognuno dei quali implica diversi gradi di scelta e praticità.
L’abbigliamento nel senso più elementare è demografico e utilitaristico: storicamente parlando implica quale materiale è disponibile adatto al clima e all’attività.
L’abito coinvolge questi fattori ma in un senso più etnografico, dove c’è un sistema di segni più complicato, dove l’abito è più da vedere come una superficie semantica su cui tracciare gli elementi di appartenenza a un genere, una classe e una cultura.
Il look androgino evita di indossare abiti estetici Femboy perché farebbe solo sembrare super femminile, quindi gli stilisti consigliano jeans maschili (jeans da ragazza per gli uomini), abbinati a una giacca vegan o a un cardigan per un effetto streetwear.
Scegliere capi realizzati con tessuti morbidi, come pizzo, seta, raso e velluto. Inoltre, quando possibile, indossano top su misura. Cardigan o giacche oversize sopra t-shirt, abbinati a jeans e sneakers, creano un ottimo look androgino quotidiano. Per una dichiarazione più forte, indossano una camicetta semitrasparente.
Le donne androgine giovani hanno di consueto capelli corti, seni quasi inesistenti, quindi più vicini al petto maschile; difficoltoso capire se maschi o donne sino a quando indossano vestiti che possono dare la linea del corpo, altrimenti rimani nel dubbio. La loro acconciatura è quasi sempre corta o sul maschile, il colore rosso dei capelli è quello più ricercato rispetto ad un bruno o biondo.
La donna androgina è un misto di guerriera sensuale, femminista, LGBTQ+ , ma anche bisex, proprio per il fatto che ha scelto un modo di identificarsi differente dal consueto.
La moda TransGender è ben differente da quella Androgina, ma entrambi hanno impollinato in molti ambiti. Nelle mani di particolari designer ha trovato un livello di criticità e di inventiva che porta in grave discredito il suo status secondario rispetto all’arte.
Fonte
starts with adam
Fonte Foto
Facebook