Nella vita di relazione privata, pubblica e in ambito internazionale è necessario rivolgersi propriamente ai propri interlocutori: chi è titolare di un’alta carica va chiamato con il titolo conseguente. Così, si dirà “Presidente” al Presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere, al Presidente del Consiglio, ai presidenti delle Commissioni parlamentari, ai presidenti di Tribunale, ecc. e si dirà Ministro, Sottosegretario, Questore, Procuratore, Sindaco, Generale, Ammiraglio, Comandante, ecc. A fattor comune, è atto di cortesia e rispetta la tradizione premettere l’appellativo “Signore” alla denominazione delle cariche anzidette, tranne quando siano previsti altri appellativi. Così si potrà dire “Signor Presidente”, “Signor Ministro”, “Magnifico Rettore”, “Chiarissimo Professore” e così di seguito.
Vi sono poi situazioni nelle quali il modo di rivolgersi a una personalità esige tassativamente l’uso di particolari appellativi. Così si ricorrerà al trattamento di Eccellenza nel rivolgersi ad Ambasciatore titolare di Ambasciata, ovvero Eccellenza reverendissima nel rivolgersi a un Vescovo, Abate ordinario o Arcivescovo, ovvero Altezza Eminentissima al Principe Sovrano e Gran Maestro dell’Ordine di Malta, ovvero Eminenza reverendissima nel rivolgersi a un Cardinale, ovvero Beatitudine a un Patriarca e l’appellativo di Santità, o Beatissimo Padre o Santo Padre al Papa o al Patriarca di Costantinopoli-la nuova Roma.
Le onorificenze cavalleresche non mutano l’ordine di precedenza spettante in ragione della carica. Esse determinano il rango degli insigniti solo nell’ambito degli Ordini di appartenenza.
Nel rivolgersi per iscritto a personalità che sia insignita di onorificenze cavalleresche, si potrà menzionare il grado nell’indirizzo ed eventualmente in apertura della lettera come appellativo, se non debba invece essere indicata la carica o il titolo accademico perché magari più importanti e più significativi.
Cavalieri e dame dell’Ordine del S. Sepolcro in processione, a Charlotte, Carolina del Nord
I titoli nobiliari non danno diritto in Italia a particolari precedenze. Nelle pubbliche relazioni se ne può tenere conto se si tratta di titolati stranieri che nei loro paesi godono di speciali distinzioni giuridicamente riconosciute come in Gran Bretagna, in Spagna, ecc.
Un particolare privilegio annette alla titolarità di alcuni titoli nobiliari (principi, duchi e “marchesi di baldacchino”) il trattamento di “don” e di “donna” da premettere al nome del nobile e della consorte. Il medesimo trattamento spetta ai componenti delle famiglie che ne abbiano ottenuta particolare concessione, alle famiglie sarde che godano insieme del cavalierato e della nobiltà e a particolari categorie di famiglie milanesi e lombarde.
Fonte: Wikipedia