
L’evoluzione della specie si riflette in quella dell’uomo, poiché “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi “, ma Steiner reinterpreta il pensiero haeckeliano in un senso molto più vasto che comprende non solo lo sviluppo biologico ma anche il divenire cosmico.
Per Steiner, infatti, «ogni corpo e ogni essere nel cosmo ripete gli stadi precedenti sopra un nuovo gradino di evoluzione».
La crescita di un organismo, di una persona, di un popolo, o di un pianeta, non possono essere compresi in base a leggi materiali, ma solo a partire dagli impulsi dello spirito. La scienza materialista, che ritiene primaria la materia e secondari i fenomeni, ad esempio del colore o del suono, astrae in tal modo da alcuni aspetti della realtà mantenendo per comodità solo quelli misurabili, come il movimento o la forma, che essa attribuisce agli atomi.
«Il “dissolversi” dei processi sensibilmente percettibili in movimenti meccanici impercettibili è talmente diventato un’abitudine per i fisici moderni, ch’essi sembrano non accorgersi menomamente di porre un’astrazione al posto della realtà.»
(Rudolf Steiner, Le opere scientifiche di Goethe, trad. it., Fratelli Bocca editore, Milano 1944, p. 142)
Steiner rivendica invece l’importanza di tutta la gamma delle percezioni umane, che egli riconduce non a cinque ma a un totale di dodici sensi. Una sensazione come quella del calore, ad esempio, che per la scienza ufficiale consiste in un’eccitazione di atomi, è per Steiner un’entità primaria autonoma, non l’effetto ma la causa di quella eccitazione.
Nei secoli passati inoltre le percezioni umane erano diverse, quando Gesù raccontava agli apostoli in parabole lo faceva trasmettendo immagini che rievocava tra il sogno e la veglia, non essendo ancora in grado di riflettere razionalmente come accade oggi.
«Dietro le osservazioni sensibili, dietro il giallo e il rosso, dietro il do diesis, il sol e così via, non ci sono vibrazioni, bensì c’è l’essere spirituale.»
(Rudolf Steiner, L’uomo e il mondo, Tilopa, Roma 2014, p. 83)
In questa evoluzione umana che ha come riferimento lo spirito si collega anche al ciclo di reincarnazioni per cui ad ogni rinascita l’uomo ha la possibilità di evolvere ulteriormente. Questa evoluzione non segue un andamento solo ascendente ma contempla anche delle regressioni.
Steiner infatti afferma che dalle epoche remote vi sono stati degli uomini che non hanno avuto la possibilità o le capacità di evolvere e oggi vivono nel corpo delle scimmie. Lo stesso concetto viene applicato per alcuni popoli selvaggi che oggi sono da considerarsi spiriti incarnati ma regrediti.
Gli animali si sarebbero evoluti da una forma precoce e non specializzata. Come l’animale meno specializzato, gli esseri umani hanno mantenuto una connessione stretta con la forma archetipica, contrariamente alla concezione darwiniana dell’evoluzione umana, tutti gli altri animali si sono svincolati da questo archetipo.
L’archetipo spirituale originariamente creato dagli esseri spirituali era privo di sostanza fisica; solo più tardi questo è disceso nell’esistenza materiale sulla Terra.
In questa prospettiva, l’evoluzione umana ha accompagnato l’evoluzione della Terra attraverso l’esistenza della Terra.
«L’evoluzione dell’uomo, ha detto Steiner, è consistita nella progressiva incarnazione di un essere spirituale in un corpo materiale. È stata una vera “discesa” dell’uomo da un mondo spirituale a un mondo di materia. L’evoluzione del regno animale non precedette, ma piuttosto accompagnò il processo di incarnazione umana. L’uomo non è quindi il risultato finale dell’evoluzione degli animali, ma è piuttosto in un certo senso la loro causa. Nella successione di tipi che appaiono nella documentazione sui fossili – i pesci, i rettili, i mammiferi e infine i resti fossili dell’uomo stesso – si riflettono le fasi di questo processo di incarnazione.»
Steiner colloca l’evento del Golgota, ossia ma morte in croce del Cristo come il momento in cui l’uomo ha acquisito un io.
Nel corso dei secoli l’io dell’uomo gli ha permesso di uscire dall’idea di un io di gruppo, presente nei popoli antichi. Anche la nascita del diritto romano segna l’esigenza di regolare la vita in funzione di questa nuova evoluzione.
Nel 333 d.C. colloca l’emancipazione dell’anima. Mentre nel quindicesimo-sedicesimo secolo l’avvio di conoscenze meccanico-matematiche.