Il primo nome che Dio comunica a Mosè è Ehyeh asher Ehyeh. Secondo Maimonide, nella sua Guida dei Perplessi (Parte I, Cap. 63): quando Dio apparve a Mosè e gli comandò di parlare al popolo, Mosè rispose che gli avrebbero potuto chiedere di provare l’esistenza di Dio.
Allora Dio insegnò a Mosè…dicendo Ehyeh asher Ehyeh – un verbo derivato dal verbo hayah, cioè, il senso dell’esistere. Egli è “l’Essere esistente che è esistente in Essere”, in altre parole, l’Essere la cui esistenza è assoluta.
Il Rashbam afferma, nei suoi commenti su Esodo 3,14-15, che “Questo è il mio nome per sempre” si riferisce a Ehyeh asher Ehyeh, a che “questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” si riferisce a HaShem. Quindi sembra che mentre Ehyeh asher Ehyeh è il nome di Dio di per se stesso [shem olami], HaShem è come Dio è conosciuto dal popolo [zichiri l’dor vador].
Il primo implica un nome che descrive qualcosa di oggettivamente innato nella natura di Dio; il secondo implica un soprannome – qualcosa che tocca le qualità della persona nominata, ma non necessariamente un nome proprio – o un nome che è sommario, forse anche una metonimia, del nome primario.
L’implicazione sembra essere che HaShem, nonostante tutti i suoi paradossi inerenti, è in qualche modo più comprensibile di Ehyeh asher Ehyeh. Ciò nonostante, Ehyeh asher Ehyeh è chiaramente il nome prescelto da Dio, il nome che Egli sente meglio esprimere Sé Stesso nei nostri riguardi.
Ma perché questo nome? Cosa significa Ehyeh asher Ehyeh, che debba essere il nome primario col quale Dio si aspetta che il popolo ebraico si relazioni a Lui – non necessariamente in un uso quotidiano, ma nell’identità teologica?
Si sa ora che il nome Ehyeh asher Ehyeh è stato spesso mal tradotto con Io sono Colui che sono – frase obliqua che fa capire il perché i cristiani abbiano avuto difficoltà a capire il nome – in realtà la traduzione dovrebbe essere Io sarò ciò che sarò. E Ehyeh non è semplicemente un appellativo, bensì un’espressione della stessa essenza IO SARÒ.
Ehyeh asher Ehyeh non è solo un nome, è un sine qua non di eponimia funzionale. Implicita in Io sarò ciò che sarò è la clausola di predicato “e solo ciò che sarò, e non ciò che chiunque altro voglia che io sia.” Implicita in Ehyeh è l’idea di “qualsiasi cosa”.
È quindi la dichiarazione ultima di autodeterminazione trascendente. Ciò che definisce Dio quale Dio, secondo Dio, è che solo Dio, di tutto l’esistente, gode libertà completa e l’esperienza totale di possibilità infinite.
Il nome Ehyeh asher Ehyeh ci informa che soltanto Dio di tutte le cose può dirsi che rappresenti la quintessenza dell’autodeterminazione.
Quindi ha perfettamente senso che questo sia IL NOME, il nome chiave, il nome col quale l’ebreo deve – se riesce a comprendere e innalzarsi al disopra della sua rigida intransigenza – relazionarsi a Dio.
Questo è il nome che meglio riflette la qualità che è più desiderabile e più complementare per una nazione di schiavi: libertà, autodeterminazione, possibilità senza limiti o restrizioni. Solo il Dio che incorpora l’essenza di tutte queste cose è un Dio adatto agli oppressi, il giusto compagno per coloro senza speranza.
La storia d’amore tra Dio e Israele inizia con il Dio della Libertà che dona la libertà, il Dio dalle Possibilità Infinite che porta il suo popolo – nella realizzazione di cose così improbabili da sembrare impossibili – attraverso il Mar Rosso al Monte Sinai. Ciò che accade là, con la stipulazione dell’Alleanza tra le due parti – una relazione straordinariamente comparabile ad un patto tra pari, quale possibile tra mortali e l’Eterno – è una situazione di gente libera che esercita il proprio libero arbitrio.
Due parti indipendenti si accordano ad entrare in un rapporto d’amore, con il fine ultimo del tikkun olam (riparare il mondo); cioè, forse, una definizione ideale di matrimonio – una santa unione. Tra Dio e Israele, ciò è possibile solo grazie alla connessione complementare tra ha-Am ha-Nig’al [il Popolo Redento] e Ehyeh asher Ehyeh.
Ogni essere umano possiede un piccolo eco-frammento di questa Divina qualità di Ehyeh asher Ehyeh (Cfr. Sephirot e Shekhinah). Gli esseri umani sono creati b’tzelem Elohim (a immagine di Dio), e l’indipendenza e l’autodeterminazione del nostro Creatore è il Suo principale dono a noi, tra tutte le altre creature.
Il riconoscimento di tale identità; la comprensione della profonda importanza dell’origine divina di tale qualità dentro di noi; la connessione col Creatore come il Provveditore di Libertà; la scelta consapevole di entrare in società con Dio ai fini di effettuare il Tikkun olam – queste cose sono ciò che distingue l’esperienza israelitica/ebraica di Ehyeh asher Ehyeh dalle percezioni della Natura Divina da parte di altri popoli.
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