La parola “imitare” non compare nei vangeli canonici, ma la parola “seguire” è spesso presente rapportata a quanti credono in Gesù, e Gesù viene indicato più volte come fonte d’imitazione (Mt. 10:38, Mt. 16:24, Lc 14:27). In 1 Tessalonicesi 1:6, San Paolo, fa però esplicito riferimento all’imitazione di Cristo dicendo: “E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione”.
Allo stesso modo in 1 Pietro 2:21, san Pietro spiega come il dovere del buon cristiano sia quello di “seguire i suoi [di Cristo] passi”.
Per Paolo l’imitazione di Cristo coinvolge la prontezza a lasciarsi modellare dallo Spirito Santo come si evince in Romani 8:4 e in Romani 8:11, e nel comandamento dell’amarsi gli uni con gli altri presente in 1 Corinti 13 e in Galati 5:13.
L’imitazione di Cristo, come appare in Efesini 5:1-2 è vista da Paolo come una vera e propria imitazione di Dio: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”.
Nella Chiesa delle origini poco era l’interesse riposto nel Gesù storico e questo impedì un immediato sviluppo del concetto di “imitazione letterale”. I primi concetti di imitazione si focalizzano sulle opere dello Spirito Santo, nella mortificazione e nel martirio personali.
Col tempo, questo punto cambiò di prospettiva e al tempo di San Francesco d’Assisi i tentativi di imitazione letterale di Cristo erano ormai un fatto assodato.
Dal IV secolo, l’ideale di imitazione di Cristo era ormai accettato da Sant’Agostino ed era l’obbiettivo ultimo della conversione, nonché uno dei propositi chiave della vita cristiana.
Il VII libro delle Confessioni di Sant’Agostino include il noto passo “infine imitate il Dio umile” che conferma la forte tradizione cristiana nell’imitazione di Cristo per 400 anni.
Agostino vedevca gli esseri umani come creature in avvicinamento alla Santissima Trinità tramite l’imitazione del Figlio, visto in collegamento col Padre e tramite lo Spirito Santo.
Quindi per Agostino l’imitazione di Cristo era possibile tramite lo Spirito che conferisce la grazia di Dio.
Agostino vedeva la figura di Cristo sia come un segno di grazia sia come un esempio da seguire e i suoi scritti successivi giungono a invocare un’unione mistica con Cristo.