
L’espressione «cosmogonia» (in grecoː makròs diàkosmos) compare per la prima volta nel V secolo a.C. negli scritti di Leucippo, che descrive una Grande cosmogonia da cui Democrito ricaverà la sua Piccola cosmogonia.
La variante mitico-religiosa di cosmogonia si connota come “narrazione della creazione” (dal greco kósmos, «mondo», e génésthai, «nascere»), a volte definito mito delle origini: è la leggenda, il racconto, o lo studio di come si sia generato l’universo.
Le varianti cosmogoniche in senso mitico sono numerosissime, concernendo ogni cultura arcaica ed antica, ben documentate in etnologia e antropologia culturale.
In tempi moderni, invece, con il termine cosmogonia si indica lo studio scientifico dell’origine ed evoluzione dell’universo, argomento di studio della cosmologia astronomica.
Partendo dall’osservazione degli oggetti celesti più vicini e più conosciuti ed estendendo le ricerche a quelli lontani, le ricerche mirano a determinare il processo di formazione e l’età del pianeta Terra, la generazione del sistema solare, l’evoluzione del Sole e quella stellare, la formazione delle galassie ed il comportamento evolutivo dell’universo nel suo insieme.
Le prime forme di cosmogonia sono emerse in un contesto mitologico-religioso. A differenza delle religioni rivelate come l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo, che attribuiscono la nascita del cosmo all’intervento creatore di un Dio supremo, alle culture arcaiche era estranea l’idea di una creazione dal nulla. Era diffusa invece la convinzione che qualcosa fosse sempre esistito, e che le leggi del cosmo avessero avuto origine nel passaggio dal caos primigenio all’ordine.
Il Chaos di cui parla Esiodo nella sua Teogonia, secondo alcuni autori, risulta essere nella mitologia degli antichi greci la personificazione dello stato primordiale di “vuoto”, il buio anteriore alla generazione del cosmo da cui emersero gli dèi e gli uomini, «una specie di gorgo buio che risucchia ogni cosa in un abisso senza fine paragonabile a una nera gola spalancata».
Per Anassagora come per Platone il “caos” è il luogo della materia informe e rozza a cui attinge un principio superiore, la “Mente” per Anassagora e il Demiurgo per Platone, per la formazione del mondo ordinato.
L’instaurazione dell’ordine dal caos primigenio avviene generalmente attraverso un combattimento, che porta alla vittoria la divinità riconosciuta come capo e guida rappresentativa della religione a cui appartiene: questa divinità, quale ad esempio è Zeus nella mitologia greca, stabilisce dunque il suo primato solo al termine del processo di evoluzione del cosmo.
Diversi altri miti fanno nascere il mondo dalle lotte intestine tra le divinità, altri affidano la creazione ad un’unica divinità che la fa uscire da un nulla indifferenziato, o più precisamente da una potenzialità di essere ad un’attualità di essere, per altri ancora la Terra e tutto ciò che ci circonda sarebbero fuoriusciti da un uovo cosmico primordiale.
Tale è ad esempio la cosmogonia induista, incentrata su Brahmā in veste di creatore-demiurgo, dove l’uovo cosmico Hiranyagarbha, o “grembo d’oro”, identificato anticamente con l’anima cosmica, galleggiava nell’oceano primordiale avvolto dall’oscurità della non-esistenza.
Quando l’uovo si schiuse, dalla metà superiore del guscio, fatta d’oro, nacque il cielo; dalla metà inferiore del guscio, fatta d’argento, nacque la terra. Le membrane interne del guscio formarono le montagne e quelle esterne le nuvole; le vene e i liquidi formarono i fiumi e i mari.
In ognuno di questi miti, le varie società e le varie culture hanno inserito gli elementi e le metafore che ritenevano più in accordo con le tradizioni sapienziali della loro epoca e della loro concezione del mondo. wikipedia.