La chiesa è una struttura gerarchica: chi ha un ruolo più importante riceve una remunerazione, non uno stipendio vero e proprio, proporzionato alle responsabilità e alle mansioni svolte. Un parroco quindi riceverà un compenso più basso rispetto a un vescovo. Stesso discorso per la pensione.
La disciplina di stipendi e pensioni dei componenti del clero trova la sua fonte nelle seguenti norme:
– Legge n. 222 del 20 maggio 1985 “Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi”;
– Legge n. 512 del 1° giugno 1961 “Stato giuridico, avanzamento e trattamento economico del personale dell’assistenza spirituale alle Forze armate dello Stato”.
Compensi clero: la C.E.I e l’I.C.S.C
Prima di addentarci nel tema delle remunerazioni, è importante descrivere brevemente le funzioni della C.E.I (Conferenza Episcopale Italiana) e dell’I.C.S.C (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero), poiché hanno un ruolo di primaria importanza nella materia trattata.
La C.E.I. è l’assemblea permanente dei vescovi italiani a cui spettano le seguenti funzioni:
-prendere decisioni su chiesa e clero;
-regolare la materia economica;
-fissare le soglie di reddito di chi ricopre un ruolo ecclesiastico, tenendo conto a tale fine anche di lavori extra e incarichi speciali.
L’I.C.S.C invece è la persona giuridica canonica pubblica perpetua, con sede in Roma che:
– eroga agli istituti diocesani e interdiocesani le risorse necessarie per integrare le remunerazioni dei sacerdoti che prestano servizio per la diocesi;
– svolge funzioni di assistenza e previdenza integrativa e autonoma per il clero;
– cura i rapporti con le Amministrazioni italiane nell’interesse degli Istituti diocesani e interdiocesani per il sostentamento del clero.
Ogni diocesi può fare riferimento a un istituto locale speciale per il sostentamento del clero, che ha come diretto superiore quello centrale.
Sacerdoti e vescovi: ruoli e responsabilità
La parrocchia è la circoscrizione territoriale più piccola ed è gestita dal parroco, il responsabile della cura spirituale dei fedeli. Il parroco è un chierico che ha ricevuto il sacramento dell’Ordine, suddiviso in tre gradi: Diaconato, Presbiterato ed Episcopato. Egli è tenuto ad obbedire al proprio Vescovo (a cui è affidata la cura della diocesi) e a rispettare il celibato.
Il parroco celebra Messa, compie tutti i compiti del ministero pastorale e vive in una parrocchia di cui è responsabile. In base alle dimensioni della comunità religiosa, può essere assistito da uno o più preti.
Compensi sacerdoti e vescovi: come vengono calcolati
La remunerazione mensile dei sacerdoti e dei vescovi si basa su un sistema a punteggio. Quando
un sacerdote viene ordinato, per il primo anno ha una remunerazione calcolata su 80 punti. Il valore di ogni punto è stabilito annualmente dalla C.E.I ed attualmente è pari a € 12,36. A questo punteggio devono sommarsi i punti previsti per l’anzianità, che aumentano di due ogni cinque anni e per l’ufficio svolto.
La C.E.I stabilisce un limite massimo di reddito che ogni presbitero deve ricevere e alla cui formazione contribuiscono le entrate percepite per le attività svolte presso scuole, ospedali, caserme, ecc.
Il Sacerdote comunica annualmente all’Istituto locale competente i redditi percepiti, che li trasmette a sua volta all’Istituto Centrale, il quale verificata la situazione reddituale del sacerdote, ne integra il compenso al fine di raggiungere la soglia stabilita dalla C.E.I, nella misura minima di € 988,80 e massima di € 1.866,36 mensili lordi.
I compensi dei sacerdoti sono coperti in parte:
– dalle offerte dei fedeli che assicurano la copertura quasi del 10% delle necessità dei sacerdoti;
– dai redditi che il sacerdote percepisce ad altro titolo (es: insegnanti di religione nelle scuole);
– dall’8 per mille dei contribuenti.
Fonte : Studiocataldi.it
Quanto sopra al 2018.
Vediamo invece cos’è accaduto nel 2021 con l’entrata in vigore di tagli al clero da parte dell’attuale Papa Francesco.
Riportiamo di seguito lo stipendio medio percepito da ciascuna figura ecclesiastica:
prete semplice: circa 1.000 euro per 12 mensilità;
parroco: circa 1.200 euro al mese;
vescovo: può raggiungere i 3.000 euro al mese;
cardinali: fino a 5.000 euro al mese più bonus.
Per quanto riguarda il Papa, la massima carica della Chiesa cattolica, egli attualmente non percepisce uno stipendio perché Francesco vi ha rinunciato. Il suo predecessore Ratzinger aveva stabilito una cifra pari a 2.500 euro.
Il Papa tuttavia può attingere a un fondo presso lo Ior che raccoglie donazioni ogni 29 giugno, il cosiddetto Obolo di San Pietro e con il quale vengono sostenute le opere benefiche sponsorizzate dal Santo Padre.
I preti semplici e parroci possono anche essere insegnanti di religione, quindi svolgere altra attività lavorativa ed essere pagati secondo lo stipendio stabilito. Inoltre per loro è previsto il versamento della parte mancante per raggiungere il reddito che gli spetterebbe.
Un’ultima categoria da considerare sono i preti militari, vale a dire i cappellani che operano nelle forze armate e che a tutti gli effetti sono arruolati, anche se non combattono. Loro dipendono dallo Stato italiano e lo stipendio di questi preti arriva ai 4.000 euro al mese.
Fonte : money.it