Nel rito romano antico il Pontificale Romanum prevede che la benedizione delle campane sia riservata a un vescovo o a un suo delegato. Quando il vescovo benedice la campana, segue il rito descritto dallo stesso Pontificale romanum, quando invece la benedizione è delegata a un sacerdote, il rito è contenuto nel Rituale romanum.
Il vescovo è rivestito di amitto, camice, cingolo, stola e piviale bianchi e mitra semplice. Tenendo in mano il pastorale si avvicina alla campana, quindi si siede sul faldistorio e intona il salmo 50, il salmo 53, il salmo 66, il salmo 69, il salmo 86 e il salmo 129.
Terminati i salmi si alza e tenendo il pastorale benedice il sale; quindi depone il pastorale e la mitra e pronuncia l’orazione sul sale; riprende mitra e pastorale, benedice l’acqua e deposti nuovamente mitra e pastorale pronuncia le orazioni sull’acqua.
A questo punto il vescovo mette il sale nell’acqua, compiendo un disegno a forma di croce e pronuncia l’orazione sulla commistione.
Terminata la benedizione dell’acqua, indossando la mitra, lava la campana, bagnandone l’apertura con un aspersorio di issopo, sia all’esterno sia all’interno, quindi torna al faldistorio, mentre due chierici proseguono il lavaggio della campana, bagnandola tutta e asciugandola poi con un telo di lino, ripetendo lo stesso ordine con cui il vescovo l’ha lavata.
Dopo il lavaggio, il cerimoniere segna con il gesso una croce vicino al centro della campana, per indicare il luogo in cui deve avvenire la prima unzione, poi segna altre sette croci all’esterno della campana presso l’apertura, a uguale distanza tra loro e altre quattro croci all’interno.
Il vescovo al faldistorio canta il salmo 145, il salmo 146, il salmo 147, il salmo 148, il salmo 149 e il salmo 150.
Dopo aver cantato i salmi, si alza indossando la mitra e compie la prima unzione con il pollice che ha intinto nell’Olio degli infermi.
Poco prima dell’unzione il cerimoniere cancella con un panno il segno di croce che aveva tracciato con il gesso.
Dopo essersi pulito il pollice con il cotone, il vescovo toglie la mitra e pronuncia un’orazione, quindi asterge con un panno di lino il segno di croce fatto con l’olio santo.
Intona poi l’antifona Vox Domini che precede il salmo 28.
Si ripete l’antifona.
Nel frattempo il vescovo compie sette segni di croce sull’esterno della campana con l’olio degli infermi e altre quattro all’interno con il sacro crisma.
Pronuncia una breve formula per ognuna croce tracciata: «Sanctificetur et consecretur, Domine, signum istud. In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti. In honorem N.. Pax tibi.»
A ogni campana infatti si dà un nome, in genere di un santo, e la formula menziona il santo da cui la campana prende il nome.
Tolta la mitra il vescovo pronuncia un’orazione.
Poi si siede siede con la mitra, si lava le mai e si pulisce il pollice con una mollica di pane e limone.
Mette quindi in un braciere timo, incenso e mirra.
Il braciere viene collocato sotto la campana, in modo che il fumo fluisca all’interno.
Nel frattempo il coro canta l’antifona Deus in sancto e il salmo 76.
Finito il salmo, il vescovo toglie la mitra e prende il pastorale, il diacono dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo canta il Vangelo.
Terminato il canto del Vangelo, il vescovo bacia il libro portatogli dal suddiacono.
Quindi fa un segno di croce sulla campana e poi la suona per la prima volta con un martello.
Il Rituale romanum prevede lo stesso rito, ma il sacerdote è vestito solo di cotta e stola e non siede al faldistorio.
Inoltre il Rituale romanum contiene una benedizione per la fusione della campana, che si svolge come segue.
Si recita il salmo 150, quindi il Pater noster, un breve responsorio e l’orazione, in cui si menziona il nome del santo o della santa a cui la campana verrà dedicata, la benedizione si conclude con l’aspersione con acqua benedetta del metallo fuso.
Dopo la riforma liturgica del rito romano la benedizione delle campane è stata molto semplificata.
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Di seguito un video storico del Giornale Luce B0908 del 24/06/1936.
Descrizione sequenze video: veduta del campanile di Frà Nuvolo in piazza del Carmine ; primo piano della campana offerta ad una chiesa dell’Africa Orientale ; alcuni particolari della campana ; la folla presente alla cerimonia di benedizione della campana officiata dal cardinale Ascalesi ; il momento della benedizione ; la folla osserva il rito ; la partenza della campana dal porto di Napoli verso l’Africa Orientale.