Nel mondo cristiano l’iconografia della Vergine Maria ricopre spesso un ruolo molto importante nel lato devozionale, in particolare quando è accompagnata dal Bambino Gesù.
Ci sono diverse centinaia di Madonne in luoghi pubblici di culto come in Italia, Francia, Polonia, Spagna e in molte altre nazioni.
Molte di queste Madonne sono famose, come la Madonna di Loreto (presso Ancona), la Madonna Nera all’interno del Santuario di Oropa (presso Oropa, località del Comune di Biella), la Madonna di Viggiano (presso Potenza), quella di Tindari presso Patti (Messina), quella di Częstochowa in Polonia, quella di Montserrat in Catalogna, la Vergine della Candelaria di Tenerife, patrona delle Canarie, o ancora la Madonna di Einsiedeln, nel Canton Svitto (Svizzera).
Molti santuari di Madonne, però, sono repliche di culti più antichi e famosi. Nell’Italia meridionale, ad esempio, sono molto diffuse le icone di Santa Maria di Costantinopoli. Il numero dei culti originari è quindi più ridotto.
Purtroppo a volte molte Madonne sono attribuite – senza alcun fondamento storico o artistico – a questo o l’altro artista od a santi, beati, ed altri veggenti.
Fra essi fa un pò perplessità alcune madonne attribuite a san Luca (ciò vale sia per la famosa Odighitria sia per quelle di Częstochowa, Oropa e Crea, sopracitate, sia per altre, che sono a Roma, Gerusalemme, Madrid, Malta, Frisinga (Baviera), Bologna, Bari, Padova, ecc.
Dato che tradizionalmente l’evangelista Luca è indicato come medico, il riferimento a san Luca pittore viene oggi interpretato come un possibile rimando ad alcune parole del vangelo secondo Luca, pronunciate da Simeone in occasione della presentazione al Tempio.
Egli preannuncia la Passione, dicendo: “Quanto a te, Maria, il dolore ti colpirà come colpisce una spada” (Luca, 2, 35).
Il volto delle “Madonne di San Luca” indica simbolicamente che sono “Madonne addolorate”.
Alternativamente l’attribuzione all’evangelista può essere stato un modo di rivendicare l’antichità dell’immagine e la sua fedeltà (cfr. iconografia cristiana delle origini).
La Beata Vergine di San Luca ha una sua specifica leggenda, infatti si narra nella cronaca di Graziolo Accarisi, giureconsulto bolognese del XV secolo. Essa riferisce di un pellegrino-eremita greco che, in pellegrinaggio a Costantinopoli, avrebbe ricevuto dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia il dipinto, attribuito a Luca evangelista, affinché lo portasse sul “monte della Guardia”, così come era indicato in un’iscrizione sul dipinto stesso.
Così l’eremita si incamminò in Italia alla ricerca del colle della Guardia e solo a Roma seppe, dal senatore bolognese Pascipovero, che tale monte si trovava nei pressi di Bologna.
Arrivato nella città emiliana, fu accolto dalle autorità cittadine e la tavola della Madonna e del bambino venne portata in processione sul monte.
La redazione attualmente visibile dell’icona, forse collocabile tra la fine dell’XII e l’inizio del XIII secolo, sembra attribuibile a una mano occidentale, ma certamente appartenente a un clima culturale bizantineggiante, come del resto gran parte della cultura figurativa del periodo.
L’icona misura 65 x 57 cm e ha uno spessore di circa 2 cm. È eseguita a tempera e foglia d’argento, su tela di lino applicata a una tavola centrale di pioppo, a cui sono aggiunte due tavole di testa in olmo e castagno.
Secondo la consolidata iconografia, la Madonna, rappresentata a mezzo busto, tiene in braccio Gesù benedicente. La Vergine porta una veste di colore blu-verde, sotto la quale si intravede una sottoveste rossa.
I tratti del viso sono allungati, le dita della mano affusolate. Il Bambino, dalla testa piccola rispetto al corpo, ha il braccio destro atteggiato nel gesto di benedizione, mentre la mano sinistra è chiusa a pugno.
La tunica del Bambino è dello stesso colore rosso della sottoveste della Vergine. Sullo sfondo si notano filari di piccole foglie d’edera, inseriti l’uno nell’altro e intervallati da piccole perle. Due fasce laterali di circa 4 cm decorate con motivi floreali contornano la tavola, mentre la parte superiore appare tagliata.
A seguito di studi anche radiografici, si è appurata l’esistenza di un altro dipinto, più antico, sotto l’immagine oggi visibile.
Lo stile, in questo caso, è bizantino e presenta numerose affinità con le copie superstiti della Vergine in Santa Sofia a Costantinopoli, datate presumibilmente fra il X e l’XI secolo. La supposta origine orientale del primo dipinto, inoltre, è supportata dall’uso dell’indaco per il colore della veste della Vergine, in uso in Asia Minore, ma non in Italia.
Nell’immagine originaria, la Vergine presenta un setto nasale più sottile e la narice piccola e rialzata; la bocca ha entrambe le labbra carnose, mentre l’occhio appare più grande e allungato.
Il Bambino, invece, risulta meno proporzionato, più solido e tornito, nel gesto enfatico di benedizione, pare alla greca, al contrario dell’immagine attuale, dove è alla latina.
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Note Varie
https://it.wikipedia.org/wiki/Luca_(evangelista)
https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb11093005?page=11
https://www.storiaememoriadibologna.it/madonna-di-san-luca-2078-opera
https://www.storiaememoriadibologna.it/la-beata-vergine-di-san-luca-in-citta-939-evento